LE CARENZE SI RIFLETTONO ANCHE SUL PRONTO SOCCORSO
Si è levato da Calizzano, ma ora risuona in tutta la provincia, l’allarme per la carenza delle guardie mediche sul territorio. Un grido di dolore seguito dalla conseguente richiesta di amministratori e abitanti affinché l’assistenza sia garantita. A fronte di un fabbisogno di 55 medici, nel Savonese ne sono rimasti solo 23 in servizio. Talmente pochi che l’Asl non riesce a garantire l’intera turnazione per il servizio di continuità assistenziale, ma è costretta a ridurne la capillarità: per esempio c’è un solo medico a Levante, a Sassello oppure a Varazze, uno a Calizzano oppure a Millesimo. Vuol dire che il dottore di guardia è costretto a coprire più di una zona e a percorrere un maggior numero di chilometri per raggiungere i pazienti che hanno bisogno di assistenza la notte o nei festivi. Così, sempre più spesso le persone si riversano al pronto soccorso, anche per bisogni di salute che non sono urgenti e potrebbero essere gestiti sul territorio. Ora a fare il punto è Luca Corti, responsabile dell’Asl per la medicina di famiglia: «Purtroppo c’è poco da discutere: non si trovano medici disponibili a coprire i turni di continuità assistenziale. Questo non accade solo in Valbormida o nelle zone più interne, ma anche sulla costa.
L’Asl ha già avviato numerose procedure, bandi e avvisi, senza risultati. Oltretutto non è neppure un problema savonese, è una crisi italiana se non europea». Ma, se da una parte la carenza di guardie mediche è dovuta a una “crisi di attrattività” della professione, dall’altra monta la protesta degli abitanti che sono preoccupati. La questione supera anche i colori politici: il sindaco di Calizzano (e presidente della Provincia) Pierangelo Olivieri ha scritto una lettera all’Asl per rivendicare la guardia medica in Alta Val Bormida, alla luce della distanza chilometrica che separa i paesi dagli ospedali. La stessa tesi è stata portata avanti dal consigliere regionale Pd Roberto Arboscello, che ha presentato un ordine del giorno sul tema “per impegnare il presidente Giovanni Toti e la giunta a mettere in atto tutte le azioni possibili per rafforzare i presidi medico-sanitari territoriali”, poi bocciato in sede di votazione del piano sanitario. E gli amministratori locali segnalano anche la mancata risposta da parte del centralino della guardia medica.
«L’operatività è garantita nonostante l’accorpamento delle sedi – spiega Corti – ma, se ci sono molte chiamate in attesa, è possibile che i tempi di risposta siano più lunghi. Verificheremo con i colleghi che lavorano in centrale». —
l.b.

