CHI GUADAGNAVA 4 EURO NETTI L’ORA SALIRÀ A CIRCA 7 EURO

Francesca Del Vecchio
Milano
Sì al salario minimo per i lavoratori del Comune di Milano. È il messaggio politico chiaro che arriva dal Consiglio comunale meneghino: una risposta immediata all’appello della segretaria Pd Elly Schlein: «Il 70% degli italiani è a favore. Il governo dice no per principio». Palazzo Marino, infatti, ha approvato l’ordine del giorno della maggioranza, a prima firma del consigliere PD Daniele Nahum, che «impegna sindaco e giunta a fare propria la Direttiva Ue del 2022, relativa ai salari minimi adeguati nell’Unione», si legge nella nota del consigliere firmatario. «Visto che il governo non fa nulla sulla questione – aggiunge Nahum – diamo uno stimolo al Parlamento per votare al più presto una legge per il salario minimo per tutti i lavoratori italiani». Il via libera milanese riguarda sia i dipendenti dell’amministrazione municipale – circa 15.000 – sia i lavoratori e le lavoratrici di società terze assunti in appalto, circa 3.000, come quelli della cultura, impegnati nel lavoro in biblioteche e musei. Il minimo retributivo dovrebbe essere fissato a 9 euro lordi (circa 7 netti). Attualmente, alcuni lavoratori di musei e biblioteche, tramite un bando del 2018 percepiscono 4 euro netti l’ora, (circa 750 al mese) insufficienti per il costo della vita a Milano. Qui, secondo l’Istat, i costi per l’abitazione sono cresciuti più del doppio della media nazionale (+4,6% contro il +2,1%) nell’ultimo anno, così come quelli per le spese sanitarie e quelle attività culturali e ricreative e per i servizi ricettivi e di ristorazione.
Nonostante il parere già positivo da parte della giunta di Beppe Sala, l’attuazione non sarà automatica. In primo luogo perché l’approvazione dell’ordine del giorno non è vincolante, in secondo perché ci sono alcuni dettagli legislativi da chiarire. Primo tra tutti la possibilità di inserire nei bandi di appalto rivolti a cooperative e società terze la soglia minima di salario. Una possibilità per rendere operativa da subito la proposta sarebbe l’adeguamento dei bandi all’articolo 11 del nuovo codice degli appalti che prevede l’obbligo di indicare il miglior contratto collettivo nazionale. In questo modo, anche la soglia minima salariale sarebbe più alta. —