Marcello Sorgi
Alla fine di una lunga e tormentata gestazione di una proposta alternativa, il governo ha deciso di cancellare il salario minimo dall’attività parlamentare. Con un emendamento proprio al testo che il centrosinistra, per la prima volta unito da Calenda a Conte (ma non Renzi), era riuscito a portare in Parlamento e voleva far discutere contemporaneamente alla manovra di fine anno, seppure senza connessioni, dato che fondi per realizzarlo non ce ne sono. In questo modo, con una delega al governo, il centrodestra conta di ripresentarsi a maggio con una sua proposta sulla cosiddetta “equa retribuzione”, definizione alternativa ma onestamente meno efficace di quella trovata dalle opposizioni.
Un rinvio del genere era avvenuto anche quando il problema era stato affidato a Brunetta e al Cnel, che preferirono poi riproporre la normale contrattazione nazionale. Ma tra sei mesi saremo alla vigilia del voto europeo, l’interesse a farsi avanti con qualcosa di concreto crescerà. Vale per il governo e per le opposizioni, che gridano al colpo di mano parlamentare e non pensano di rinunciare alla loro bandiera. Perché la verità è che la campagna sul “salario minimo” è fatta per rispondere con una serie infinita di “no” a tutte le ipotesi alternative che le saranno messe contro. Anche se il governo dimostrasse che è irrealizzabile (cosa che non è: in Spagna esiste e in Germania è stato elevato a oltre 12 euro l’ora), le opposizioni continueranno a battersi, additando come esempi di sfruttamento non solo gli immigrati spediti a raccogliere i pomodori o i dipendenti delle imprese di pulizia pagati la metà delle colf messe in regola; ma anche i sottopagati di qualsiasi mestiere, i laureati valutati come diplomati, o fattorini, o segretari che fanno le fotocopie negli studi professionali. Così facendo il “salario minimo” diventerà quasi, almeno nelle ambizioni, come il Reddito di cittadinanza, che portò i grillini alla storica vittoria del 2018. E adesso che il governo lo ha cancellato e sostituito di nuovo con la promessa – al momento solo tale – di una “equa retribuzione”, si capirà meglio, sul piano dei consensi, quant’è importante trovare uno slogan che funziona. —

