IL GIORNO DOPO LA PIAZZA A ROMA VOLUTA DA SCHLEIN IL M5S METTE I PALETTI GUERINI REPLICA: “SAREMO NOI IL PERNO, LA COMPETIZIONE PER L’1% NON SERVE”
SERENA RIFORMATO
ROMA
Il difficile equilibrio è avvicinarsi, ma non confondersi. Parlarsi, ma non sovrapporsi. Sabato il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha passeggiato fra i 50 mila militanti del Pd alla manifestazione di piazza del Popolo a Roma. Ieri, all’assemblea regionale del suo partito nel Lazio, dopo aver detto che certo, «il dialogo col Pd si può intensificare sempre di più», si è affrettato a mettere alcuni paletti: «Abbiamo un buon rapporto con Schlein, ma io rappresento una forza distinta e fino a quando ci sarò io non permetterò di pensare che il Movimento 5 Stelle possa fare da succursale o stampella a qualcun altro».
Una dichiarazione stridente, su carta, se accostata al ragionamento che sempre più spesso si sente ripetere all’interno del Pd. «L’importante è che vi sia consapevolezza del nostro ruolo», dice Lorenzo Guerini, presidente del Copasir e punto di riferimento per i riformisti del partito: «Il Pd deve essere il perno di questa alleanza e ha le carte in regola per poterlo fare». L’ex ministro della Difesa manda un messaggio all’indirizzo dei Cinquestelle: «Serve collaborazione e non competizione per rubarci l’1%». Secondo Guerini, il campo largo deve guardare «anche a quelle forze» che sabato «non c’erano» per «sollecitarle a fare un lavoro insieme».
Appello di cui è facile immaginare i destinatari. Nella piazza dem gli assenti erano due: gli ex alleati Azione e Italia viva. Il partito di Matteo Renzi ormai da mesi è distante dal tavolo delle opposizioni. E quello di Carlo Calenda, ieri, ha tenuto a porre l’accento sui temi più divisivi fra le forze politiche del centrosinistra. A partire dalla giustizia: «Pd e M5S a braccetto contro la separazione delle carriere – ha scritto il deputato di Azione Enrico Costa su X – contro la prescrizione, contro l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, contro il giudice collegiale per arresti, contro regole per le intercettazioni». La conclusione è netta: «Tra noi e loro la distanza sulla giustizia è incolmabile». Distanze incolmabili, moltiplicate dalla risposta del leader Carlo Calenda: «Fosse solo la giustizia. Transizione green e politica energetica, superbonus, politica estera (M5S), reddito di cittadinanza, spese per la difesa, gestione dei migranti, politica industriale».
Eppure su temi specifici – com’è accaduto con il salario minimo – il confronto fra Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra italiana e Azione continua e funziona. Da mesi le opposizioni (con la consueta eccezione di Italia viva) sono al lavoro per una proposta condivisa sulla Sanità. «Abbiamo aspettato la legge di Bilancio», dice Marina Sereni, responsabile Salute della segreteria dem. Il progetto comune prenderà infatti la forma di un pacchetto di emendamenti da presentare alla manovra, una volta concluso il ciclo di audizioni in corso. Questione di giorni. Le proposte di modifica concordate saranno concentrate su quattro punti, spiega Marini: «L’ammontare complessivo delle risorse per la sanità, il tetto di spesa sul personale da superare, le liste d’attesa e il fondo per la non autosufficienza». —

