MARCELLO BRUNO CAMBIO AI VERTICI DELLA CORTE D’APPELLO NOMINATO PRESIDENTE DI SEZIONE A GENOVA. È IL TERZO SAVONESE
l’intervista
«Affrontiamo circa 600 cause all’anno. Con una novità rispetto al passato: sono aumentati i ricorsi contro la mala sanità. I cittadini, cioè, hanno meno paura di fare causa ai medici quando siano convinti di avere subito un torto».
Si prepara ad affrontare un nuovo, prestigioso incarico il giudice Marcello Bruno, 63 anni, savonese, nominato presidente di una sezione della Corte d’appello di Genova. È il terzo savonese nella storia a ricoprire il prestigioso ruolo. Prima di lui, Maria Teresa Bonavia e Vincenzo Ferro.
Giudice, la spaventa il nuovo incarico?
Svolgevo la funzione già da un anno: ora è arrivato l’incarico ufficiale. Si tratta di un’esperienza bella, ma anche faticosa: dobbiamo coordinare molte materie rilevanti, a partire dalla responsabilità medica su tutta la Liguria. I numeri parlano chiaro: come sezione affrontiamo circa 600 cause all’anno.
I tempi della giustizia?
In realtà, la nostra sezione è rapida: da quando fissiamo la prima udienza, arriviamo a sentenza entro un anno. Si conti che la Legge Pinto prevede una ragionevole durata dell’appello di due anni. Da parte nostra, lavoriamo tutti sodo e cerchiamo di ottimizzare i tempi.
Quali sono le cause prevalenti?
Affrontiamo molti temi, dalla diffamazione alla responsabilità civile degli infortuni sul lavoro, sino alle morti per lesioni personali. Posso dire che, nel contesto generale, le cause mediche sono in aumento. Ho notato una particolare attenzione, da parte dei cittadini, verso i temi sanitari e verso le carenze mediche che i pazienti ritengono di avere subito. Un tempo i cittadini erano più frenati: ora la voglia di andare sino in fondo per far sentire la propria voce, è maggiore. Meno timore verso i camici bianchi: è quello che emerge dai numeri.
Succede spesso che le sentenze, in Corte d’appello, vengano capovolte rispetto agli esiti del primo grado di giudizio?
Posso dire, che assistiamo a una buona percentuale di casi in cui la sentenza viene effettivamente riformata.
Conserva un legame profondo con il percorso formativo, avviato nella sua città, Savona?
Il Liceo Classico Chiabrera ha avuto un ruolo decisivo sulla mia formazione. In particolare, ricordo le lezioni del professor Bruno Spotorno: benché insegnasse matematica e fisica, il suo metodo di studio è rimasto un caposaldo del mio modo di approcciare i temi. Mi sono, poi, laureato in Giurisprudenza a Genova. La mia carriera è iniziata a Chiavari dove ho ricoperto il ruolo di sostituto procuratore. Di quesi tempi, ricordo caso di femminicidio: una ragazza di vent’anni era stata ammazzata dal fidanzato. —s.c.

