LE CARTE DEL GIP

silvia campese
savona
«Impunità, guadagnata da una precedente archiviazione, e appoggi politici di cui ha potuto lungamente godere». Emergono nuovi dettagli sulla vicenda giudiziaria che ha travolto la Provincia e, in particolare, il direttore generale, Giulia Colangelo (attualmente sospesa). Il giudice per le indagini preliminari, Alessia Ceccardi, nella disposizione del provvedimento nei confronti di Colangelo, fa riferimento a un fatto che risale al 2014. A proposito del direttore generale, il gip scrive così: «L’avere ricoperto una posizione apicale per oltre un ventennio all’interno della pubblica amministrazione, unitamente al senso di impunità, guadagnato da una precedente archiviazione per una condotta analoga risalente al 2014; ancora, i giusti appoggi politici di cui l’indagata ha goduto, sono tutti fattori che hanno consentito che ella, tradendo il proprio mandato istituzionale, si atteggi rispetto al pubblico ufficio non come un pubblico ufficiale, bensì come una padrona ambiziosa del proprio salotto».
Parole pesanti, in cui il gip fa riferimento alle indagini del 2014, in cui Colangelo era stata indagata per corruzione, abuso d’ufficio e utilizzo di segreti d’ufficio nel caso della vendita della società partecipata Tecnocivis: il caso era, poi, stato archiviato. Da qui, il riferimento del gip che parla di “impunità guadagnata da una precedente archiviazione”. Tutti temi su cui Colangelo, insieme al suo avvocato Cristiano Michela, farà al più presto chiarezza fornendo la propria versione. Nei prossimi giorni sia lei che Novaro si presenteranno davanti ai pubblici ministeri Claudio Martini e Martina Sala per il nuovo interrogatorio. Davanti al gip, entrambi si erano avvalsi della facoltà di non rispondere: «Troppo il materiale contestato da consultare in così poco tempo», avevano chiarito gli avvocati per motivare la scelta del silenzio.
Una vicenda complessa quella della Provincia, con un doppio filone d’indagine: quello dei presunti concorsi truccati e delle assunzioni sospette, ma anche quello dei presunti maltrattamenti sui dipendenti.
Le indagini, ad oggi, hanno portato all’iscrizione, nel registro degli indagati, di sette persone. Oltre a Colangelo e Novaro, sono iscritti nel registro altre tre dipendenti di Palazzo Nervi, tutte con posizioni organizzative: si tratta di Laura Pomidoro, del servizio legale e contenziosi; alla stazione unica appaltante, e di Jessica Rebagliati, ufficio segreteria. Per le tre dipendenti sono stati aperti dall’ente provvedimenti disciplinari in autotutela, in relazione alle indagini in corso.
Indagati, infine, due politici: il sindaco di Albisola Superiore, Maurizio Garbarini, e Sara Brizzo, assessore in Comune, ma anche consigliere di maggioranza a Palazzo Nervi. Anche nel loro caso, l’accusa si lega alle assunzioni sospette: Colangelo ricopriva, nel Comune di Albisola, il ruolo di segretario comunale a scavalco.
Sempre il giudice delle indagini preliminari Ceccardi, nella disposizione del provvedimento, dedica ampie pagine al tema dei concorsi. In particolare parla dell’alterazione dello svolgimento delle selezioni «favorendo non persone meritevoli, bensì finalizzato a compiacere personalità influenti del territorio savonese». A proposito delle modalità d’azione, il giudice parla di divulgazione anticipata delle tracce; concorsi organizzati ad personam e modifica delle graduatorie a piacimento.
Altro filone delle indagini è il presunto illecito legato a maltrattamenti verso i dipendenti. Nel dispositivo, il gip, focalizzandosi sul ruolo di Colangelo, parla di comportamenti simili a quelli di “una padrona ambiziosa nel proprio salotto”. D urante le indagini, condotte con apparecchiature sofisticate con intercettazioni ambientali e video, sono emerse situazioni particolari. A partire dal video di una dipendente in lacrime, che si appoggia al muro distrutta. Secondo le ricostruzioni si tratterebbe di una delle dipendenti regolarmente mandata a fare la spesa personale per il direttore. Altre “infedeli” venivano emarginate, sminuite e umiliate nella propria professionalità. Un’indagine corposa, un quadro probatorio contenuto in 80 pagine di ordinanza, costruito dalla squadra mobile grazie a una lunga e complessa attività d’indagine. —