silvia campese
savona
«Mi faccio da portavoce di un ampio gruppo di concorrenti: chiediamo l’annullamento dei concorsi, indetti e gestiti dalla Provincia».
La rabbia è tanta, ma altrettanta la paura di subire ripercussioni. Francesca (il nome è di fantasia) fa parte dell’ampio numero di concorrenti, che ha partecipato alle selezioni, indette dalla Provincia, per assumere nuovi dipendenti. A gestire i procedimenti era il direttore generale di Palazzo Nervi, Giulia Colangelo, iscritta nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine della Squadra mobile sui “concorsi facili”. Altri sette gli indagati, tra cui il dirigente Maurizio Novaro.
I reati contestati riguardano proprio l’ambito delle selezioni. Nel provvedimento si parla di alterazione dello svolgimento dei concorsi pubblici, «favorendo non persone meritevoli, bensì finalizzato a compiacere personalità influenti del territorio savonese». Nel dispositivo, il gip, Alessia Ceccardi, focalizzandosi sul ruolo di Colangelo, parla di comportamenti simili a quelli di “una padrona ambiziosa nel proprio salotto”, che gestiva l’ente non rispettando il ruolo di pubblico ufficiale. Sarebbero stati, sino ad ora, documentare tre le tipologie di azioni mirate a pilotare i concorsi: divulgazione anticipata delle tracce; concorsi organizzati ad personam e modifica delle graduatorie a piacimento.
Parole che hanno risvegliato nella testa di Francesca i dubbi che l’avevano colpita durante il concorso. «Il sistema funzionava così- racconta-. Si partecipava a una prova scritta unica, che portava alla formazione di una graduatoria. Gli idonei potevano, poi, partecipare ai cosiddetti interpelli: dovevano, cioè, sostenere un esame orale per essere assunti in Provincia o nei Comuni del territorio. «Avevo partecipato allo scritto nel dicembre del 2022 – dice la donna -, poco prima di Natale. Eravamo in 600, ma siamo passati in 78. Le anomalie, che io ho percepito, avvenivano agli orali. Quando sono stata chiamata, a gennaio, a sostenere l’esame ero emozionata, ma felice: avevo impiegato un anno della mia vita a studiare. Ci puntavo molto».
Qui, secondo Francesca, le anomalie. «Si percepivano delle anomalie-dice-. Il clima era teso, il direttore era nervosa e spesso aggressiva. Soprattutto venivano poste delle domande di una difficoltà estrema. In tante, pur avendo studiato, constatavamo la difficoltà deiquesiti. Un numero ridotto di concorrenti, però, non batteva ciglio e rispondeva senza alcuna titubanza, alla perfezione. Qualcosa non funzionava. Il sospetto che ci fossero delle anomalie era venuto a tanti, ma ce n’eravamo stati ai risultati. Poi, quando è scoppiato il caso, quello che era solo un dubbio si è fortificato».
Da qui la rabbia della donna, condivisa con numerosi, altri concorrenti. «Sono amareggiata, come tante altre persone- dice-. A questo punto, chiediamo agli inquirenti, in modo compatto, di annullare le graduatorie. Si sono verificate situazioni anomale, che vanno accertate e verificate: quei risultati non possono essere considerati validi. Non parlo solo per me: parlo per le tante persone che, come me, hanno investito mesi della propria vita, con serietà, sperando di trovare un lavoro o di migliorare la propria situazione».
Una opzione, quella dell’annullamento delle graduatorie, che verrà valutata. Anche se potrebbe creare uno scossone in vari enti: il pericolo sarebbe quello di mettere a rischio la funzionalità stessa dei Comuni. Francesca non ha dubbi: «Faremo quanto possibile per chiedere l’annullamento delle graduatorie». —