Mario De Fazio
Emanuele Rossi
Fischi e tamburi dei manifestanti li hanno sentiti tutti. Così come tutti hanno visto lo striscione srotolato dentro l’aula del consiglio regionale contro il rigassificatore a Vado. Ma alla fine, dopo sei ore di discussione, sull’impianto che Snam vuole piazzare al largo delle coste savonesi la politica regionale non si sposta dal muro contro muro: respinto l’ordine del giorno della minoranza che chiedeva una sospensione della procedura, approvato – senza defezioni – quello della maggioranza che invita il commissario Toti ad andare avanti, ma anche ad attivarsi con il governo per le compensazioni ai territori. La Lega rientra nei ranghi della coalizione rinunciando alla richiesta esorbitante di un miliardo di opere compensative. E Pippo Rossetti di Azione dribbla l’invito del suo nuovo leader Carlo Calenda a perorare la causa del rigassificatore ai savonesi: «L’impianto serve, ma deve restare a Piombino. Spostarlo a Vado è solo una scelta politica», è la sintesi dell’intervento dell’ex Pd, veterano del consiglio regionale.
«Toti solo contro tutti»
I partiti di opposizione che avevano chiesto la seduta sul tema hanno sciorinato tutte le motivazioni dei contrari al progetto, condite con attacchi al presidente-commissario. «Se il presidente Toti preferisce fare il Commissario di governo si dimetta da presidente della Regione. I cittadini savonesi e liguri meritano un rappresentante istituzionale che faccia scelte basate su benefici occupazionali, ambientali ed economici e non per il suo tornaconto politico e relazionale», sintetizza il consigliere Pd Roberto Arboscello, capofila in aula dell’opposizione in quanto unico consigliere di minoranza del Savonese. «Toti ha deciso da solo contro un milione e mezzo di liguri», aggiunge Ferruccio Sansa, «Quando c’è un’attività inquinante o pericolosa la rifilano sempre a Vado, Quiliano, Cairo, al Ponente di Genova o nello Spezzino, come per il rigassificatore di Panigaglia o il progetto del biodigestore per mezza Liguria a Saliceti». Gianni Pastorino, di Linea condivisa, se la prende con la Lega: «Chiedere un miliardo di compensazioni è offensivo, perché dà l’idea che si possa comprare tutto. Ma è anche una sparata rivelatoria delle difficoltà del centrodestra». Ironicamente stupito il capogruppo del M5S Fabio Tosi: «Presidente, la conosco da 8 anni, so che ha dieci volpi sotto l’ascella, non avrei mai immaginato che pestasse un mer… del genere».
Un fuoco di fila che è andato avanti a lungo prima degli interventi della maggioranza. Il primo a rompere l’assedio è stato il capogruppo dei totiani Angelo Vaccarezza, ex presidente della provincia di Savona e quindi doppiamente in trincea. «Mi fa piacere che oggi per il centrosinistra la valle di Vado sia turistica, dopo che per anni ci hanno messo di tutto – dice – I cittadini preoccupati? Hanno ragione ma il problema è chi gli dice che vivranno sopra una bomba atomica, questo è procurato allarme». E attacca il sindaco di Savona Russo: «Protesta in piazza e poi in Regione chiede di accedere alle compensazioni», frase che motiva la reazione di Russo: «Lo invito a ritrattare, è diffamatorio».
A dare man forte anche Stefano Balleari, FdI («Non portiamo avanti una narrazione distorta: questa nave aiuterà la transizione energetica italiana») Claudio Muzio per FI, Stefano Anzalone di Progresso ligure («Chi protesta dica se è a favore del gas e della luce») e il leghista Stefano Mai: «È legittimo per la Liguria chiedere una giusta compensazione. Serve un confronto con Snam per il tracciato, sono certo che ci sarà. Questo progetto poteva essere gestito sicuramente meglio, però credo che ci saranno i tempi e i modi per il territorio di esprimersi».
Toti: «Percorso all’inizio»
Alla fine è il presidente della Regione a rispondere e difendere quanto fatto finora e il percorso futuro del rigassificatore. Ma Toti sceglie toni soft di fronte alle proteste dei cittadini, senza escludere cambiamenti del progetto: «Io solo? Mi sento accompagnato da milioni di cittadini italiani che pagano le bollette e da chi protesta contro il caro bollette, perché i governi che ci hanno preceduto non hanno avuto la lungimiranza di mettere in sicurezza energetica il Paese – ribatte – Il percorso dell’autorizzazione e dell’eventuale collocazione dell’impianto è appena all’inizio. Ho grande rispetto per chi protesta, e per i sindaci, ma ne ho un po’ meno per chi alimenta ansie e paure per bieca propaganda». A consiglio concluso, il presidente aggiunge che «dovremo sederci al tavolo con il governo, ragionare prima con i sindaci, con la provincia e le associazioni di categoria per vedere che cosa ritengono prioritario. Abbiamo alcuni documenti guida come il piano regionale delle infrastrutture, che possono servire da timone per indirizzare la discussione, poi arriveremo anche a definire le cifre e i tempi». E manda un messaggio agli alleati che sul territorio si sono dissociati: «Capisco la pressione, ma il mio centrodestra ha il dovere di cambiare in meglio il Paese e non di seguire l’egoismo». Si va avanti, quindi: proseguono gli incontri tecnici e politici (il 5 ottobre ci sarà un consiglio comunale congiunto dei comuni interessati in Provincia a Savona), ma prosegue anche la mobilitazione. In Parlamento Toti incassa il sostegno di Maurizio Lupi (Noi moderati) mentre Valentina Ghio (Pd) sollecita il ministro Pichetto a rispondere alle sue interrogazioni. E Legambiente invia le sue osservazioni al ministero: «Dallo spostamento dell’impianto impatti ambientali irreversibili». —

