Giovanni Vaccaro
SAVONA
«Il progetto del rigassificatore ha un cronoprogramma che stride con i tempi reali di un procedimento complesso come questo». Oltre agli aspetti tecnici contenuti nelle 150 pagine delle relazioni dei consulenti, allegate alle osservazioni che il Comune di Savona ha inviato alla struttura commissariale, c’è un nodo fondamentale che solleva Marco Stevanin, ingegnere ambientale e amministratore della società Terra. Il coordinatore del gruppo di esperti, che hanno esaminato il progetto per conto di Comuni di Savona, Quiliano e Bergeggi, ha rilevato una pesante incongruenza sui tempi.
«Con una normale procedura di valutazione di impatto ambientale – spiega Stevanin – passerebbe almeno un anno. Ma è un tempo che Snam e struttura commissariale non hanno, per via degli impegni con Piombino e per il carattere di urgenza che presentano le questioni legate all’emergenza energetica italiana conseguente alla guerra in Ucraina». È per questo che la procedura segue un percorso accelerato, dettato da un decreto legge ad hoc. «Consideriamo – prosegue Stevanin, che è membro della Commissione tecnica ambiente della Regione Veneto e lavora alle valutazioni di impatto ambientale a livello nazionale e internazionale – che sono previsti 26 mesi per i lavori a terra e per realizzare tutte le connessioni, inoltre la nave dovrà essere adattata a operare offshore. Il cronoprogramma prevede che entro febbraio ci siano già tutte le autorizzazioni, con una compressione dei termini prevista nella procedura d’urgenza per la crisi energetica. Però l’impianto a Piombino è fermo».
Il problema è che il Governo ha necessità di spostare il rigassificatore da Piombino entro i termini stabiliti. Fin dalla prima destinazione, concordata dal Governo Draghi con il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani (Pd), il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, (FdI), ha fatto fuoco e fiamme per liberarsi del fardello, inviso alla popolazione. Ora che al governo c’è Giorgia Meloni, Ferrari ha ottenuto che la Golar Tundra venga spostata. Dove? Nella regione che ha dato disponibilità, ossia la Liguria di Giovanni Toti. Ma dal punto di vista burocratico e tecnico, secondo i consulenti dei Comuni di Savona, Quiliano e Bergeggi, sarebbe difficile rispettare i tempi della procedura d’urgenza. Senza contare l’incognita dei ricorsi al Tar. Se Piombino ne ha già depositato uno insieme alle associazioni ambientaliste per far spostare il rigassificatore, è probabile che nelle prossime settimane scattino quelli di enti locali e associazioni savonesi. «Con tempistiche reali – ipotizza Stevanin -, c’è il rischio che la nave non vada via da Piombino entro il 2026. Se salta il cronoprogramma, con la prospettiva che possa restare là fino al 2028, non so cosa potrebbe succedere nella città toscana».—