LA NAVE IN FUNZIONE A PIOMBINO SARÀ TRASFERITA NEL COMUNE LIGURE ENTRO IL 2026 E VERRÀ ORMEGGIATA A QUATTRO CHILOMETRI DALLA COSTA
GIOVANNI VACCARO
Il progetto per trasferire da Piombino alla rada di Savona-Vado il rigassificatore di Snam, installato a bordo della nave Golar Tundra, potrebbe aumentare la competitività dell’Italia e delle industrie, ma sul territorio l’operazione è vista come un’imposizione arbitraria, per giunta sollevando la paura per il rischio di incidenti e di compromettere l’immagine turistica, settore chiave dell’economia savonese. Contro il progetto di interesse nazionale si sono così sollevate quasi tutte le categorie economiche, dai Bagni marini agli albergatori, per finire alla Confartigianato e si sta anche radicalizzando uno scontro politico tra il commissario dell’opera, il governatore Toti e il centrosinistra che su questo tema ha ritrovato compattezza.
Il rigassificatore installato sulla nave Golar Tundra era stato destinato a Piombino, ma entro il 2026 dovrà essere spostato. E la Regione ha offerto la disponibilità, individuando la rada tra Savona e Vado. Come funziona? A spiegarlo è l’ingegnere Leonardo Brunori, da trent’anni uno dei massimi esperti dei progetti legali al Gnl, vicepresidente esecutivo del settore Energy del Rina, società che segue la progettazione di grandi unità di rigassificazione, approvate e ispezionate durante la costruzione. «Si tratta di un terminale di ricezione, stoccaggio e rigassificazione a bordo di una nave che ha la stessa forma e dimensioni delle altre. Il gas viene trasportato da un’altra nave allo stato liquido, ossia con un volume ridotto di 600 volte abbassandone la temperatura a -160°. Viene semplicemente pompato sulla nave, dove non c’è alcuna trasformazione chimica, avviene solo il passaggio di stato da liquido a gassoso. È il modo più semplice ed ecologico».
Il presidente della Regione, Giovanni Toti, nominato commissario governativo per l’operazione, ha annunciato il progetto a fine primavera. Da quel momento si è scatenata una rivolta che va dai sindaci alle associazioni, ai sindacati, a Confcommercio e Federalberghi. Gli amministratori locali più vicini a Toti sono rimasti in silenzio, evitando di partecipare alle riunioni dei sindaci. Persino il presidente dell’Unione Industriali, Angelo Berlangieri (che è un imprenditore alberghiero), non si è dichiarato contrario a priori, ma ha fatto presente che ci sono perplessità sulla sua collocazione davanti alle spiagge di Savona. Dal canto suo Toti ha voluto organizzare una serie di incontri fra i sindaci dei Comuni toccati dal progetto (Vado, Quiliano, Altare, Carcare e Cairo), ma anche di quelli vicini che hanno chiesto informazioni (Savona, Bergeggi, Spotorno, Noli e Vezzi Portio, compreso il direttore dell’Area marina protetta dell’isola di Bergeggi) e tecnici di Snam Italia (con la presenza dell’amministratore delegato Elio Ruggeri), Rina, Autorità di sistema portuale. La contestazione però avanza.
Oggi è in programma la manifestazione più estesa: una catena umana sulle spiagge che unirà simbolicamente il territorio tra Savona e Bergeggi, con la partecipazione di imprenditori balneari e turistici, comitati e ambientalisti che intendono dare vita a una catena umana per far comprendere a Toti quanto sia esteso il dissenso. Il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, venerdì in visita a Genova, ha incontrato Toti e sottolineato che il gas resta fondamentale: «Per ogni impianto energetico c’è chi protesta, succede per le pale eoliche e il fotovoltaico. Ma è chiaro che bisogna parlare e confrontarsi con le comunità locali, che vanno coinvolte nelle progettazioni». —

