
Verdetti piuttosto tondi, quelli del sondaggio di Swg per il Tg La7. Su cui a naso hanno inciso, eccome, le scelte del governo Meloni.
Luca de Carolis
I partiti di maggioranza calano tutti, con Fratelli d’Italia che perde oltre un punto. Ma non tutte le opposizioni ne approfittano. Perché il Movimento riprende colore, sfiorando il 17 per cento, e i rossoverdi risalgono sopra il 3. Ma il Pd no, rimane inchiodato al 20 per cento, nonostante “l’estate militante” di Elly Schlein, nel segno innanzitutto del salario minimo.
Verdetti piuttosto tondi, quelli del sondaggio di Swg per il Tg La7. Su cui a naso hanno inciso, eccome, le scelte del governo Meloni. Perché tra la precedente stima del 31 luglio e quella di due giorni fa c’è stato il tempo per molti di fare i conti con il dramma di aver perso il Reddito di cittadinanza, novità gentilmente comunicata ai poco fortunati tramite sms. Il resto potrebbero averlo fatto il prezzo della benzina, con quelle accise che l’esecutivo non ha sfiorato, e gli sbarchi dei migranti, quelli che la maggioranza doveva stroncare, ed è un’altra promessa infranta dalla realtà. Ma il punto della questione potrebbe essere il reddito. Anche e soprattutto per il M5S, passato in poco più di un mese dal 16,3 al 16,9. “Se siamo saliti è anche perché tanti cittadini hanno capito quanto avessimo ragione nel difendere una nostra bandiera”, sostiene il deputato Luciano Cantone. Ai piani alti del Movimento sono convinti che anche in FdI avessero capito da un po’ che il M5S era in ripresa. “Per questo attaccano senza sosta Giuseppe Conte sul Superbonus, ‘sentono” che viene avvertito come un leader che fa una vera opposizione” è la tesi. E l’estate in cui il centrosinistra si è raggrumato sul salario minimo? Nei 5Stelle in pochi la esaltano come un volano. Anche perché c’è il dato dei dem che non può fare da controprova. Il Pd era al 20 a fine luglio, e di fatto lì è rimasto, con un +0,1 nel sondaggio di due giorni fa che pochissimo conta. Non una grande notizia per Schlein, che nelle Europee di giugno dovrà almeno eguagliare il 22,7 dei dem nella precedente tornata per Bruxelles – era il 2019, e il segretario era di Nicola Zingaretti – per sfuggire a un processo nel suo partito, dove Stefano Bonaccini e i suoi sono molto pugnaci. E a cui il dato di Swg non è certo sfuggito.
Dopodiché a colpire è la flessione di tutta la maggioranza, con FdI che cade dal 29,4 al 28,2 per cento, mentre Forza Italia scende dal 7,2 al 6,4, e la Lega si assesta su un pallido 9,4 per cento (-0,3%). Il centrodestra dovrebbe farsi qualche domanda. E chissà se a medio termine dovrà guardare a Italia Viva, oggi al 2,8, quindi lontana dal 4 per cento necessario per prendere seggi in Europa. Meglio gli andrebbe se la soglia venisse abbassata al 3, eventualità di cui molto si è chiacchierato in queste ore. Per l’irritazione di Lega e FI, che fanno muro. “Siamo contrari all’abbassamento, no ad aiutini” si adonta il Carroccio. E il forzista Maurizio Gasparri va oltre: “Il 4 per cento va benissimo, Renzi si cerchi i voti in Arabia”. Ed è la conferma che FI teme favori all’italo-vivo, pronto a succhiare voti ai berlusconiani, anche se l’ex premier e i suoi giurano che per carità, “la soglia deve restare al 4” (Raffaella Paita). “Non è una priorità, ne parleremo con gli alleati” riassume invece il capogruppo di FdI in Senato, Lucio Malan.
Dal suo partito liquidano così il tema: “Per noi non cambierebbe nulla, e comunque non c’è mai stata alcuna riunione operativa sul punto”. È già figlio di nessuno, l’abbassamento. Idea rimbalzata ovunque “proprio nel giorno in cui Renzi presentava il nuovo marchio elettorale, Il Centro”, fa notare con malizia una voce di centrodestra. Così i 5Stelle parlano “di un tentativo di inciucio tra Meloni e Renzi, perché sul premierato i voti di Iv servirebbero”. I soliti sospetti, sul solito pokerista.
