La protesta si allarga ai Comuni savonesi interessati dal Progetto Regionale

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Aumenta la polemica nei Comuni di Vado, Quiliano, Bergeggi, Spotorno e Noli, tutte località localizzate in Provincia di Savona, sulla decisione del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ora Commissario per il Rigassificatore.
Le cause della protesta sono molteplici e coprono numerosi ambiti che rappresentano un ventaglio di criticità legate al territorio.
La popolazione si chiede per esempio perché si debba ospitare una nave a quattro chilometri dalla costa, quando il Comune di Piombino l’11 marzo scorso ha manifestato con successo per la sua espulsione dal proprio territorio.
Si tratta, hanno affermato durante la manifestazione del 22 marzo, di politiche che ci costringeranno ad essere schiavi per l’eternità del combustibile fossile, costruendo un’infinità di strutture dedicate. Inoltre,  come dimostrano gli stessi dati ministeriali, risulta completamente falsa la narrazione per la quale saremmo in emergenza per la mancanza di energia.

E’ stato chiarito che si sono verificate voluminose e speculative esportazioni di gas “italiano” verso il mercato europeo: nel 2022 s’è registrato un record del + 578 % (AltrEconomia).
Una delle principali criticità è quella dovuta al rilascio in mare di quasi un quintale al giorno di Ipoclorito di Sodio (Candeggina), questo perché?

Quando il Gas GNL, costituito quasi totalmente da CH4 (Metano), viene trasportato per mare dalle navi che giungono per la maggior parte dagli USA è in forma liquida. 

Per ottenere la liquefazione del Metano lo si deve comprimere e raffreddare, fino a fargli raggiungere la temperatura di liquefazione di -162°.
Il Gas liquido viene collocato dentro i serbatoi di grandi navi che solcano l’oceano. Altre navi giungono dall’Algeria e altri Paesi.
Quando la nave giunge a destinazione, nei porti italiani o presso i rigassificatori situati a pochi chilometri dalla costa, viene “travasato” e sottoposto a riscaldamento per ritrasformarlo da liquido a Gas.
Se non si operasse in questo modo non sarebbe possibile inviarlo lungo le condutture fino ai collettori che lo distribuiscono lungo la rete nazionale e non solo.
Nel caso specifico di Vado Ligure stiamo parlando della Golar Tundra di Snam, la nave-rigassificatore da 5 miliardi di metri cubi di gas l’anno, ovvero il 6 per cento del fabbisogno nazionale. 
I cittadini devono sapere che esistono due tipi di Rigassificatori: A circuito aperto e a circuito chiuso.
La Golar Tundra appartiene al primo tipo (circuito aperto), che come vedremo presenta gravissime criticità.
L’altra categoria quella, quella dei rigassificatori, detti a “circuito chiuso” sono sensibilmente più costosi ma rispettano maggiormente l’ambiente.
La Golar, come è stato detto, essendo a circuito aperto preleverà acqua del mare per riscaldare il gas e riportarlo dallo stato liquido al gassoso e poi rimetterà nell’acqua circa un quintale di ipoclorito di sodio al giorno
Inoltre lo scarico del sistema di raffreddamento ad acqua marina getterà in mare acqua più fredda, quindi più pesante, nella quale sono sciolte le sostanze tossiche.
Quindi la scelta di utilizzare un sistema molto più inquinante è esclusivamente di natura economica…

Come hanno chiaramente espresso i pescatori dell’Emilia Romagna, a proposito dell’inquinamento del Rigassificatore a circuito aperto, in una intervista di alcuni anni fa:
“Se si usa acqua di mare, bisogna aggiungere un biocida (ipoclorito) per tutto il volume di acqua che entra nell’impianto, per evitare che il circuito si intasi di cozze, organismi incrostanti ecc. L’acqua viene poi restituita – in toto – in mare fredda e sterilizzata, avendo ucciso ogni forma di vita in essa contenuta e ossidato tutta la sostanza organica. Si tratta di volumi d’acqua considerevoli: un impianto da 5 miliardi di metri cubi/anno preleva – e poi restituisce, sterilizzati – circa 400 mila metri cubi di acqua marina al giorno. Una quantità che va moltiplicata per le giornate di funzionamento dell’impianto e per tutta la durata di vita utile dello stesso. 

Le conseguenze ambientali che ne derivano sono rappresentate in via diretta dalla sterilizzazione dell’acqua in ingresso nell’impianto (stress termico – per via del salto di temperatura con il GNL a -162°C-, stress meccanico – per il passaggio nelle tubature e pompe – e ossidazione ad opera dello ione ipoclorito)” ….
“… Meno evidente è la formazione di cloro-derivati organici e cloramine, fortemente tossici, che distruggono i microorganismi (zoo e fitoplancton) presenti nell’acqua del mare: un impianto di questa portata rilascia circa 125 tonnellate all’anno di sostanze organiche legate al cloro. Si tratta di sostanze tossiche, in parte persistenti e mutagene che si accumulano nei lipidi e vengono trasmesse lungo la catena alimentare, dove possono agire da “Interferenti endocrini”, (un Interferente Endocrino è una sostanza esogena, o una miscela, che altera la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie n.d.r.), aggiunge l’alleanza delle cooperative.
“Sono molecole ricomprese – ai sensi della normativa comunitaria – tra le “sostanze prioritarie” monitorate per lo stato di salute dei corpi idrici. Tutto ciò ha effetti diretti sull’ecosistema marino, poiché i microorganismi distrutti sono quelli che normalmente consentono l’auto-depurazione del mare e rappresentano la base fondamentale della catena alimentare, dalla quale dipende la vita di tutti gli organismi acquatici e dalla quale dipendono, di conseguenza, anche le attività (pesca, acquacoltura, ecc.) che su questi organismi si fondano”.

Come ha dichiarato Massimo Bellavista, Responsabile Pesca e Acquacoltura Emilia-Romagna di Legacoop Agroalimentare:
“Si deve fare attenzione alle zone in cui si vanno a collocare questi impianti, e alle caratteristiche biologiche del sito. Le acque profonde – prosegue Bellavista – sono povere di vita perché meno concentrate mentre le acque costiere sono ricche di sali nutrienti (azoto, fosforo) e brulicano di avannotti, larve, plancton….”


Lo scenario che possiamo anche solo ipotizzare è quello di una lenta e inesorabile sterilizzazione dei fondali, soprattutto quelli orientati verso la Francia, a causa della circolazione delle correnti di questa zona, che procedono da Genova verso Ponente.
L’acqua più fredda e quindi più pesante che esce dal circuito aperto, arricchita dai veleniutilizzati per mantenere pervie le serpentine di raffreddamento, si espanderebbe come un lenzuolo privo di vita sul fondale prospiciente l’Area Marina Protetta, uccidendo uova, avannotti, zoo e fitoplancton…
Queste osservazioni che denunciano una inevitabile fonte d’inquinamento dovuta ai rigassificatori a circuito aperto, vanno a sommarsi a tutti gli aspetti relativi a rischi di esplosione (gravi incidenti, atti di terrorismo… ecc…) nonché agli aspetti non meno trascurabili relativi all’impatto e al degrado ambientale con conseguente svalutazione della zona turistico-residenziale del Golfo di Bergeggi, Spotorno, Noli.
Nel progetto della Regione Liguria, l’ingombrante ospite, dovrebbe rimanere di fronte alla costa non meno di 17 anni, pescando e rilasciando 85 miliardi di metri cubi di acqua di mare inquinata con derivati del Cloro.