Tra il leader centrista e quelli ex giallorosa. A margine scontro Giorgia-Elly su alluvione e caso De Angelis
Wanda Marra
Alla fine dell’incontro rimangono loro due, Giorgia Meloni e Elly Schlein. Fumano una sigaretta. La segretaria del Pd chiede alla premier, in separata sede, le risposte sull’alluvione (a partire dai ristori) e le dimissioni di Marcello De Angelis, dopo le dichiarazioni sulla strage di Bologna. La premier ci va giù dura. “Ho risposto con una lunga lettera alle continue rimostranze di Bonaccini, sulle quali non sono d’accordo”, dice. E su De Angelis: “Dipende dalla Regione”. La sigaretta dura qualche minuto, la chiusura di Meloni è più che evidente. Ma in fondo il dialogo a margine tra le due salva sia la necessità della premier di rilanciare parlando di “lavoro povero” senza lasciare all’opposizione il tema del salario minimo, sia quella della segretaria di non rompere il fronte delle opposizioni, inserendo altri argomenti.
D’altra parte, i leader si riuniscono un attimo prima di uscire da Palazzo Chigi, alla fine del pomeriggio, fanno un punto per concordare una linea più o meno comune, poi dichiarano divisi. Perché ci tengono a far passare il messaggio che stavolta sono insieme. Ma non abbastanza da fare una photo opportunity congiunti. Così, Carlo Calenda evidenzia come “la proposta che ci ha fatto la premier comprende una visione più ampia rispetto al salario minimo dentro al quale non c’è un pregiudizio per discutere della proposta” e dunque “continueremo la nostra battaglia senza sottrarci al dialogo” (raccolta di firme compresa), paragonando l’incontro a una sorta di tavolo tecnico tra i ministri. Ma gli altri, a partire dalla stessa Schlein e da Giuseppe Conte, sono più duri, mettono in evidenza la “confusione” di Meloni, notano la mancanza di una proposta, non ci stanno ad accordare alla premier una reale fiducia. L’incontro va avanti così, con nessuno che molla davvero e nessuno che tiene davvero, ciascuno fermo sulla sua posizione. Conte, che si era preparato prima con Nunzia Catalfo è il più battagliero. Un attimo prima di salire in macchina lo ricorda che il governo ha appena tagliato il reddito di cittadinanza, altro che lavoro povero. “Il governo non aveva letto con attenzione la nostra proposta, noi opposizione abbiamo risposto in maniera puntuale e senza polemiche. Ma loro non ci hanno fatto una controproposta, se non quella di rinviare la palla al Cnel. Abbiamo fatto mesi di audizioni in Parlamento, si poteva benissimo sentire il Cnel”, commenta, rilanciando la raccolta di firme. Durante l’incontro aveva anche sfidato Meloni: “Se volete non solo vi troviamo le coperture ma vi facciamo pure la legge di bilancio”, le dice, raccontando di avere pronta anche una legge sui collaboratori domestici.
Anche Schlein ci tiene a sottolineare che non c’è stata alcuna controproposta dal governo. E l’incontro è pieno di provocazioni, pure se restano sotto traccia. Nicola Fratoianni, anche lui fumando una sigaretta con Meloni, Schlein e Calenda, fa una battuta: “Mi è sembrato che foste pure d’accordo sulla patrimoniale”. Un modo per evidenziare le difficoltà di Meloni. Riccardo Magi (+ Europa), ironizza: “Siamo a metà tra il remake della discussione in Commissione e il question time del governo”. Finisce in maniera interlocutoria, ma l’unico disposto davvero al confronto pare Calenda.
