Nel Ponente ligure 40 mila a secco. Siccità? No, solo cattiva gestione e dipendenza dalla vicina provincia di Imperia, dove gli andoresi non votano

Marco Grasso

Ametà mattinata c’è già una lunga coda ad aspettare con taniche e bottiglie. Il serbatoio che dovrebbe assicurare il rifornimento d’acqua è vuoto e nessuno sa a che ora arriverà l’autobotte. “Tutti i giorni è così, sembra di vivere nel Terzo mondo”, sospira un pensionato. Siamo in frazione Rollo, Ponente ligure. Qui, a giugno, i rubinetti sono rimasti a secco per un mese. La società di gestione sostiene che la crisi stia rientrando. Un abitante, Stefano Lavezzero, qualche giorno fa ha girato un video in cui mostra acqua marrone che esce dal rubinetto di casa.
La situazione, raccontano, va avanti così da oltre un anno. Non solo a Rollo, ma in tutto il comprensorio di Andora, 7 mila residenti che d’estate superano i 40 mila. Una meta turistica affollata, destinataria di 20 milioni del Pnrr per il decreto borghi, in cui la gente fa la coda per elemosinare due litri d’acqua a famiglia. Dai rubinetti esce acqua salata, che non solo non si può bere, ma che rovina elettrodomestici e raccolti. Non di rado i malcapitati villeggianti si fanno la doccia con l’acqua minerale. “C’è poi una beffa – dice Furio Truzzi, presidente di Assoutenti – i cittadini pagano nelle bollette non solo l’acqua che non c’è, ma anche la sua mancata depurazione”.
A sentire il sindaco, Mauro Demichelis, la crisi non dipende da un’emergenza ambientale, ma dall’inefficienza del gestore, Rivieracqua. Una società a cui partecipano molti comuni, tra cui Andora stessa, di cui fanno parte sindaci e riciclati della politica locale, su cui gravano un debito da 80 milioni di euro e gli appetiti dei privati. “Se l’anno scorso l’acqua salata era figlia dalla siccità – accusa Demichelis – quest’anno a provocare disagi ai cittadini è l’incapacità di Rivieracqua”.
L’acqua salata aveva fatto la sua comparsa nei rubinetti di Andora nell’estate del 2022. I torrenti erano in secca e il cuneo salino, il mare che risale e inquina i pozzi, aveva contaminato il 70% delle acque cittadine. Per questo viene il cosiddetto Masterplan Roja, dal nome del torrente che attraversa Ventimiglia. Il progetto, oltre 40 milioni di euro finanziati con il Pnrr, prevede la riparazione del vecchio e disastrato acquedotto. I fondi però tardano ad arrivare. Andora si porta avanti e mette da parte 3 milioni di euro, per assicurarsi 3 mila metri cubi d’acqua al giorno da quella fonte, un quarto del suo fabbisogno. Li mette a disposizione di Rivieracqua ma, denunciano ad Andora, i benefici ricadono su altri Comuni, mai toccati dalla siccità, ma che pesano di più politicamente: “Adoperano l’acqua per annaffiare giardini mentre gli andoresi non ce l’hanno per cucinare”, polemizza Demichelis.
Il riferimento, nemmeno troppo implicito, è a città come Bordighera e Sanremo, ma soprattutto Imperia, feudo di Claudio Scajola, che alle cariche di sindaco e presidente della Provincia, ha aggiunto quella di commissario dell’Ato Nordovest (autorità competente sull’acqua, su nomina di Giovanni Toti), dopo le dimissioni di Gaia Checcucci, coinvolta in un’inchiesta per corruzione. Dettaglio non irrilevante: Andora è in provincia di Savona (ricca d’acqua), ma è vincolata all’Ato imperiese; in altre parole, gli andoresi a Imperia non votano e non contano. La faida politica, peraltro, è tutta interna al centrodestra.
Il Comune di Andora rivendica di aver affittato un dissalatore, al costo di 7 mila euro al giorno, che avrebbe aumentato di 3 mila metri cubi la produzione, e denuncia l’impasse dell’Ato, che blocca l’autorizzazione di un secondo impianto. Per Scajola il dissalatore non serve, per Rivieracqua addirittura è controproducente, consuma parte dell’acqua destinata ai cittadini. La società butta la palla nel campo del governo: “Non è colpa nostra se i fondi del Pnrr sono in ritardo”, dice la presidente di Rivieracqua Angela Ferrari. Nel frattempo cittadini e consumatori hanno messo in piedi una mobilitazione permanente. “Abbiamo presentato un esposto alla Procura – spiega l’avvocato Giulio Muzio, rappresentante dell’associazione Onda Ligure – i reati ipotizzati sono frode in pubbliche forniture, interruzione di pubblico servizio e truffa”. “Quello che accade ad Andora è indegno di un paese turistico del G7, ci lascia sconfortati – conclude Truzzi –. L’inefficienza di Rivieracqua è uno spot per i sostenitori della privatizzazione dell’acqua. Ma il governo deve dirci dove sono finiti i fondi promessi per la siccità”.