
L’Intervista – Roberto Fico. Il 5S ex presidente della Camera: “La destra al potere spaventa, si può arrivare a smantellare le regole”
Luca de Carolis
L’ex presidente della Camera, Roberto Fico, cerca un filo rosso nelle notizie e gli umori delle ultime settimane, tra presunti dossier, scontri certi tra politica e magistratura, e polemiche varie. E lo trova: “Con questo governo c’è un ritorno a un passato neanche recente, nell’atteggiamento e nei modi. I problemi vengono affrontati con uno sguardo ristretto: non c’è un respiro”.
Partiamo dal caso del presunto dossieraggio contro il ministro della Difesa Crosetto, con controlli che hanno riguardato anche politici, imprenditori e atleti. L’esponente di FdI ha ventilato complotti e sente “aria di P2”. Lei che ne pensa?
Non ho elementi per pronunciarmi, quindi non posso dire di sentire quest’aria. Ma se un ministro della Difesa dice certe cose, dopo una legittima denuncia, è opportuno che spighi con chiarezza gli elementi a cui fa riferimento. Non puoi fare affermazioni del genere senza supportarle con riscontri, altrimenti lasciano il tempo che trovano. Non a caso, Giorgia Meloni mi sembra un po’ in imbarazzo: non credo che voglia tornare a una stagione di tensioni con gli apparati dello Stato, facendo riferimento a sedicenti complotti.
La vicenda va chiarita. E comunque il capogruppo renziano in Senato, Enrico Borghi, ha colto l’occasione per dire al Corriere della Sera che la legge spazzacorrotti fortemente voluta dal M5S “è degna della Ddr”, e quindi va cancellata.
I piani vanno distinti. Se qualcuno ha effettivamente costruito dei dossier ha compiuto atti illegali, e bisognerà capire per quali fini. Ma non ha senso collegare tutto questo alla spazzacorrotti. La legge voluta dall’allora ministro Alfonso Bonafede non ha tecnicamente nulla a che vedere con questo caso e resta molto importante, in un Paese come il nostro dove la corruzione è purtroppo una piaga. Ricordiamoci poi che dobbiamo gestire le risorse del Pnrr e serve tenere alta la guardia.
Si percepisce un’insofferenza diffusa verso controlli e norme, che si parli di evasione fiscale e di corruzione come di altri ambiti. Condivide?
Quando la destra è al potere, al governo vanno anche un certo tipo di idee, come quelle del ministro della Giustizia Carlo Nordio: mi spaventa, perché si può arrivare allo smantellamento di norme che servono, eccome. La corruzione non è un gioco e non è uno scherzo, visto che abbiamo mafie fortissime. Eppure si discute di continuo di circostanze conclamate come l’utilità del concorso esterno in associazione mafiosa, dimostrata nei processi. In Italia la mafia ha sempre camminato assieme ai colletti bianchi e a pezzi dello Stato.
La presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo (FdI), vorrebbe cambiare le regole introdotte dal suo predecessore, l’ex 5S Nicola Morra. “Bisogna farla finita con le liste di proscrizione degli impresentabili”, sostiene.
Siamo sempre lì, alla voglia di tornare al passato su questioni su cui pure sono stati fatti passi avanti. Secondo me la base per fare politica è avere liste con gente onesta, pulita e i cittadini devono essere informati se i partiti presentano persone che non hanno questo requisito. Il punto era e rimane questo, a mio avviso. Quello delle liste di impresentabili era un piccolo passo per affrontare un grande problema. Se si può migliorare bene, facciamolo, ma non si può arretrare. Di questi tempi ogni norma sulla legalità dà fastidio, ci si lamenta dei troppi lacci. Ma il nostro Paese ha bisogno di regole.
Lei parla di un clima da restaurazione. Ma politicamente come si reagisce? Come possono farlo opposizioni spesso così divise?
Bisogna essere molto netti e radicali sui temi, con un programma chiaro, che va spiegato alle persone. La gente piano piano capirà che un progressismo non è solo possibile, ma anche auspicabile. È ciò cui dobbiamo lavorare, nel Movimento e negli altri partiti di area progressista, ognuno con le proprie identità e le proprie differenze. E dobbiamo fare in fretta.
