
Raccolta firme per sostenere la legge a favore della soglia minima di 9 euro l’ora
Luca de Carolis
Tutti assieme, questa volta per davvero. Perché le opposizioni hanno bisogno di alzare i giri del motore, e perché il salario minimo per il governo è e può restare un fianco scoperto. Così eccolo, l’annuncio di una raccolta firme per il salario, anticipato ieri sul Fatto, da parte di tutti i partiti del centrosinistra: Pd, M5S, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra, Più Europa e Azione. Uniti da una campagna per spingere una petizione a sostegno della misura chiave della legge proposta dalle opposizioni, ossia la soglia minima dei 9 euro lordi all’ora.
La risposta alle destre che in mattinata avevano votato la sospensiva della discussione alla Camera, rinviando tutto al 29 settembre. Un espediente con cui volevano congelare il dibattito fino a dopo l’estate, quando la maggioranza dovrebbe partorire una controproposta – forse da discutere in un tavolo al Cnel – dove di certo non sarà prevista la soglia dei 9 euro orari. Un pantano secondo le opposizioni, che ieri hanno rilanciato annunciando la raccolta firme: ognuno con comunicati separati, fatta eccezione per Azione, che ha fatto sapere alle agenzie di aderire. Ma che il partito di Calenda sia nel gruppone conferma la voglia dell’ex eurodeputato di guardare a sinistra, a differenza di Matteo Renzi, contrario al salario minimo e in fase di separazione da Calenda. Un dato politico, per un centrosinistra che non è stato in grado di partorire una nota congiunta. Ma che è pronto a muoversi unito. L’idea originaria, di cui Giuseppe Conte, Elly Schlein e Nicola Fratoianni avevano discusso fino a mercoledì sera, era di annunciare la mobilitazione comune già in aula, nei loro interventi.
Ma si è aspettata qualche ora in più. Anche se Schlein, nel suo discorso alla Camera, aveva già lanciato un segnale: “Chiederemo alle cittadine e ai cittadini di portare avanti questa battaglia con le altre opposizioni per un salario giusto e dignitoso contro lo sfruttamento di donne e uomini, saremo al loro fianco nelle piazze”. Ieri mattina, a margine della votazione, la segretaria dem ha parlato a lungo con Fratoianni. E ha sentito di nuovo Conte. Poi, in Transatlantico, conciliaboli tra i maggiorenti dei vari partiti a sinistra. “Ci muoveremo, certo” anticipava il dem Arturo Scotto, rivendicando: “Abbiamo tenuto in piedi la nostra legge, fermando l’emendamento soppressivo della destra”. A fine lavori, Schlein ha riunito la segreteria del Pd per discutere di “una mobilitazione sul salario minimo, contro il governo che scappa”.
Un altro passo verso la raccolta firme, idea lanciata proprio dalla dem un paio di settimane fa sul Corriere della Sera. Adottata alla fine da tutto il centrosinistra, con il M5S primo a uscire sulle agenzie: “Alla ripresa dei lavori parlamentari la maggioranza si ritroverà sul tavolo della discussione anche tutto il sostegno delle adesioni e delle firme dei cittadini in appoggio alla nostra proposta”. Perché è quello l’obiettivo, tenere alto il tema e raccogliere appoggio. “Dobbiamo coinvolgere anche i sindacati, certo”, precisa Conte, in collegamento con la manifestazione PiazzAsiago. Dove annuncia di essere invitato alla festa dell’Unità nazionale, a Ravenna: “Ci andrò, stiamo valutando le date”. E lo sciopero nazionale della Cgil, a settembre? “Lo valuteremo” schiva l’avvocato. Ma su modi e tempi della raccolta invece bisognerà decidere in fretta. “Verrà organizzata una piattaforma per raccogliere le firme, così da spingere la misura dei 9 euro” raccontano più fonti.
Tradotto, niente legge di iniziativa popolare. Ovviamente tutte le feste del Pd sparse per l’Italia saranno dei punti di raccolta. Ma iniziative in comune tra i partiti, anche prima di settembre? “È presto, ma ne discuteremo”, dice un maggiorente dem. Perché la trincea politica può essere ossigeno, per il centrosinistra.
