RETROSCENA

Niccolò Carratelli
Roma
Le critiche sulla gestione del Pnrr, la trincea del reddito di cittadinanza, la difesa a oltranza del salario minimo. Dopo mesi di inevitabile competizione, Elly Schlein e Giuseppe Conte si ritrovano vicini, in un’unione di intenti mai così solida. La segretaria del Pd e il presidente del Movimento Cinque stelle escono insieme chiacchierando dall’Aula della Camera, al termine del dibattito sul Pnrr, dopo le comunicazioni del ministro Raffaele Fitto. Al quale Schlein rinfaccia di aver «esautorato il Parlamento: ci avete fatto attendere per dieci mesi queste modifiche al Piano di cui parlate da un anno. Vi abbiamo chiesto di discuterle, ma niente – attacca nel suo intervento –. Dieci mesi che avete passato non ad attuare i progetti del Pnrr ma per deciderne la cancellazione per 16 miliardi. Di questo passo, quanto pensate di metterci ad attuarli, 10 anni? Non ce li abbiamo». Conte non prende la parola dai banchi di Montecitorio, ma va giù duro sui suoi profili social: «Sul Pnrr è “buio Fitto” – scrive – il governo continua sulla strada dell’arroganza dall’alto dei suoi ritardi, dei soli 2 miliardi spesi su 33 da spendere nel 2023, dei 16 miliardi tagliati fuori dal Piano e che non sappiamo se e come verranno recuperati e rifinanziati. Al Paese serve coraggio, non freddi burocrati vestiti da patrioti». In Aula per i Cinque stelle è Chiara Appendino a bacchettare Fitto: «I suoi toni rassicuranti non sono convincenti, sono parole vuote – dice l’ex sindaca di Torino -. Il timore piuttosto fondato è che siete incapaci di realizzare il Piano».
Conte annuisce e, dopo il voto sulle risoluzioni, quando la seduta viene sospesa, si avvicina a Schlein. Si fermano nel corridoio che delimita il Transatlantico, parlano da soli per qualche minuto. Ragionano sulle prossime mosse per inchiodare Giorgia Meloni alle sue responsabilità, soprattutto per quella che entrambi hanno definito un attacco nei confronti dei più fragili. Schlein lo ripete nel suo intervento in Aula: «Avete scaricato 169 mila famiglie con un messaggio. Forse la presidente del Consiglio vuole passare alla storia come la prima premier che ha reso i poveri più poveri con un sms». Negli stessi minuti Conte affida sempre ai social un pensiero molto simile: «Meloni ha scaricato sui sindaci le difficoltà di tante famiglie, che da un giorno all’altro si trovano senza nessuna alternativa – attacca – Ora quali soluzioni offrono? Perché servono subito, non fra una settimana, un mese o più. Il cassetto della premier è pieno di slogan, ma non di soluzioni».
Dichiarazioni quasi sovrapponibili, come quelle che i due leader dell’area progressista ripeteranno domani alla Camera, intervenendo entrambi prima del voto che rinvierà di due mesi ogni discorso sulla legge sul salario minimo. E si fa concreta l’idea di un’iniziativa politica pubblica, condivisa da Pd e M5s, proprio per tenere alte le parole d’ordine del reddito di cittadinanza e del salario minimo, di cui i due avrebbero parlato ieri. Mentre è molto probabile la partecipazione di Conte alla Festa nazionale dell’Unità, a inizio settembre a Ravenna: dal Nazareno è partito l’invito, si attende una risposta dell’ex premier.
Anche sul Pnrr, del resto, i toni e i giudizi sono gli stessi, entrambi esprimono preoccupazione e invitano il governo a coinvolgere le opposizioni. «Prendete atto delle difficoltà che avete – è l’appello di Schlein a Fitto – lavoriamo insieme ed evitiamo questi tagli, per non perdere quest’occasione storica e irripetibile per il nostro Paese». Ma la segretaria del Pd aggiunge anche «il sospetto che qualcuno speri nel fallimento del Pnrr come se fosse un segnale di una battuta di arresto per l’integrazione europea. Noi speriamo di no, state giocando con la credibilità dell’Italia».
Poco dopo, al bancone della buvette, in attesa di una piadina al prosciutto, parlando con La Stampa Schlein torna sulla riunione dell’altro ieri con i sindaci del Pd, prime vittime dei tagli al Pnrr decisi dal governo. «Ho detto che ci rubano il futuro ed è vero, perché stiamo parlando di progetti urbani concreti, da Scampia a Bari a Genova, così si fa un danno ai cittadini – avverte – e non ci vengano a dire che i soldi verranno recuperati da altri fondi europei, come quelli della coesione: è una colossale fregatura, un gioco delle tre carte, perché quelle risorse spettavano comunque a Regioni e Comuni per destinarli ad altri progetti». Il caso vuole che alla buvette arrivi anche Fitto, i due si salutano fugacemente con un sorriso un po’ tirato: «Lo conosco da anni, dai tempi del Parlamento europeo, sa che sul Pnrr gli staremo addosso». E in quel plurale c’è tutto il Pd ma, forse, anche i quasi amici del Movimento Cinque stelle. —