FRANZ CARUSO IL SINDACO DI COSENZA: ” LO STATO CI HA LASCIATO DA SOLI A GESTIRE IL PROBLEMA”

Mentre 169 mila beneficiari del reddito di cittadinanza venivano liquidati dall’Inps con un sms, a Cosenza, per precauzione, hanno rafforzato le misure di sicurezza intorno agli uffici del Comune: «Abbiamo mandato la polizia municipale», racconta Franz Caruso, sindaco della città calabrese, socialista sostenuto da centrosinistra e M5s. «Per fortuna non ci sono state reazioni violente: i cittadini hanno capito che il Comune non ha responsabilità, anzi a sua volta è una vittima».
Qual è la situazione a Cosenza?
«Nella mia città lo stop è arrivato per circa 1.500 persone su un totale di 5 mila percettori. Nell’sms dell’Inps gli veniva detto di “iscriversi” ai servizi sociali del comune. Ma che vuol dire? Queste persone si aggiungeranno agli oltre 3 mila soggetti fragili già in carico a quegli uffici. E noi già non abbiamo nemmeno il personale per svolgere la normale attività quotidiana».
In che modo il Comune dovrà occuparsi di chi verrà escluso dal reddito da agosto?
«Chi ha ricevuto l’sms per ora è solo sospeso. Gli uffici dei servizi sociali dovranno verificare se siano davvero occupabili oppure siano soggetti fragili. Andrà fatto entro ottobre. Il problema è che per tre mesi questi poveri cittadini non ricevono niente e non riceveranno nemmeno il pregresso dovuto».
Ma qualcuno vi aveva preparato? Sapevate che l’sms avrebbe detto ai beneficiari di rivolgersi al comune?
«Assolutamente no, non ne avevamo alcun sentore. Come sindaco non ho ricevuto nessuna comunicazione. Mi sembra un modo bizzarro di rispettare i ruoli delle singole istituzioni che sanno già essere in affanno».
Quali sono state le reazioni degli “esclusi” dal reddito?
«Negli uffici, soprattutto all’inizio, c’è stata calca per chiedere informazioni. Abbiamo previsto la polizia municipale come presidio di sicurezza».
Per paura di escalation violente?
«Questa gente è esasperata. Si trovano a vedersi togliere quel poco che lo Stato gli dava, mentre sono in condizione di assoluto bisogno. Peraltro gli è stato comunicato con un messaggio burocratico e freddo».
La Cgil ha parlato del rischio di una “bomba sociale”. Lei è preoccupato?
«Mi auguro proprio di no, ma in realtà è possibile. Mi auguro che il governo riveda la sua posizione, sospenda questa iniziativa e provveda di conseguenza ad aiutare queste persone. Non siamo la Francia, ma di fronte alla disperazione non è improbabile che la gente scenda in piazza». S.RIF —