L’INTERVISTA

Il M5s non si sottrarrà al confronto se davvero Giorgia Meloni aprirà un tavolo sul salario minimo ma «ad oggi non registriamo nessuna richiesta formale di incontro» e quella della premier sembra più che altro «un’apertura di facciata». Mariolina Castellone, M5s, vice-presidente del Senato, è scettica sulla possibilità di un dialogo con la maggioranza e comunque avverte: «Non possiamo non prevedere una soglia minima».
Giuseppe Conte dice che Meloni propone un finto dialogo. Non vi fidate?
«Ad oggi non registriamo nessuna richiesta formale di incontro con le opposizioni. E il luogo in cui ci si confronta con le opposizioni dovrebbe essere il Parlamento. La proposta di salario minimo è in discussione da molto tempo alla Camera e non c’è stato un reale confronto, l’unica risposta della maggioranza è stata depositare un emendamento soppressivo. Ho l’impressione che dopo aver visto gli ultimi sondaggi, che parlano di 7 italiani su 10 favorevoli al salario minimo, hanno fatto un’apertura di facciata. Ma ad oggi non c’è nessun segnale di vera apertura, anzi».
Ma quindi non andrete agli incontri con Meloni, se mai verranno convocati?
«Noi siamo sempre aperti al confronto, non ci sottraiamo. Ma il Parlamento deve essere la sede preferenziale».
Calenda dice: «Non abbiamo i numeri, o ci limitiamo a sventolare una bandiera o cerchiamo di fare davvero il salario minimo confrontandoci con la maggioranza». Voi preferite la bandiera?
«Ogni forza politica deve assumersi responsabilità di portare avanti battaglie che ritiene giuste. L’opposizione deve cercare di essere compatta su temi importanti, ma poi ogni forza ha la responsabilità delle sue scelte. Lo abbiamo visto anche sulla mozione di sfiducia contro Santanchè…»
Il leader di Azione vi accusa di avere fatto un enorme favore alla premier…
«Noi rivendichiamo quella mozione, il presidente Conte ha annunciato che verrà presentata anche alla Camera. È importante che si dia un segnale anche al Paese. La stessa Meloni – che oggi salva Santanchè con la complicità del Terzo polo – diceva che è colpa della politica se si è persa la fiducia dei cittadini. In questo caso c’è un problema di opportunità e di etica pubblica».
Tornando al salario minimo, la maggioranza presenterà una sua proposta, dice. Siete disposti a valutarla o per voi c’è solo il vostro testo che prevede i 9 euro l’ora?
«A oggi dalla maggioranza sento solo parlare di rafforzamento della contrattazione collettiva, quando sappiamo che ci sono contratti che non arrivano a 5 euro l’ora. Va bene rafforzare contrattazione, ma non possiamo non mettere una soglia minima».
Fatto sta che la discussione viene rinviata di due mesi.
«Per loro non è emergenza il salario minimo ma lo sono le riforme!».
Però avete costretto la maggioranza a non votare l’emendamento soppressivo della vostra proposta. Non è la prova che bisogna costruire un’alleanza?
«È la prova che l’opposizione deve fare il suo lavoro da opposizione e mettere al centro dell’agenda temi che sono prioritari. Soprattutto con un governo che sembra interessato a fare tutt’altro che risolvere i problemi del Paese».
Ma almeno col Pd un’alleanza vera e propria adesso sembra possibile, Schlein dice cose molto simili alle vostre…
«Credo che ogni forza politica debba fare il suo percorso, le proprie battaglie. I temi che ci vedono allineati vanno portati avanti assieme. Anche sui territori, le alleanze le facciamo solo sui temi. Non sono mai alleanze a tutti i costi o alleanze in cui una delle due forze si deve snaturare».
La Russa dice che è possibile rimettere mano ai vitalizi dei parlamentari, eliminando il ripristino degli assegni. Siete soddisfatti?
«La Russa ha risposto ricordando la lettera che gli avevo inviato per sollecitarlo a riprendere in mano la questione. Non ha nessuna preclusione, registro questa apertura. Chiaramente adesso bisogna passare dalle parole ai fatti. Vedere che si mantiene questo privilegio crea un ulteriore scollamento tra Paese reale e politica. Quello che non ho condiviso di La Russa è quando ha detto che alla decisione di reintrodurli si è arrivati dopo un percorso trasversale. Non è vero, in quel collegio di garanzia il M5s non c’era». A.D.M. —