NUOVE STRUTTURE VERREBBERO STRALCIATE DAL RECOVERY

paolo russo
roma
Sulla mission salute del Pnrr le Regioni lanciano l’allarme: «Manca il personale per Case e ospedali di comunità, oltre che per potenziare l’assistenza domiciliare integrata (Adi) e i costi necessari alla loro messa a terra sono aumentati, causa inflazione, per cui occorre rivedere il Piano». Come lo lasciano capire dichiarando in audizione alla Commissione Bilancio della Camera che «la Conferenza delle Regioni ritiene necessaria una revisione del Piano di ripresa e resilienza su tempistiche e la messa a terra di alcuni interventi previsti». Tradotto significa che una parte delle nuove strutture che dovrebbero rilanciare l’assistenza nel territorio andrebbero stralciate dai 7 miliardi di finanziamento del Pnrr per poter sforare il termine perentorio di fine lavori a giugno 2026 attingendo ad altre risorse svincolate da questa tempistica. Come quelle dell’ex articolo 20 della Finanziaria del 1988 destinate all’edilizia sanitaria, una riserva aurea che vale ancora 10 miliardi non spesi. Soldi rimasti incagliati per decenni nelle maglie della burocrazia, ragion per cui è lecito temere che anche stavolta tutto rischierebbe di risolversi con un nulla di fatto. Su questo punto, l’appello delle Regioni sembra però destinato a non restare inascoltato, tant’è che il governo sta pensando di stralciare la costruzione di 400 delle 1.400 nuove Case di comunità dal Pnrr, affidandone il finanziamento all’ex articolo 20 appunto.
Riguardo la «revisione della messa in terra di alcuni interventi previsti», altro non viene da pensare se non a un ridimensionamento degli obiettivi del Piano, rinunciando a una parte delle nuove strutture: magari nelle zone a più bassa densità di popolazione, dove soprattutto le Case di comunità, che avranno un bacino di utenza pari a 50mila assistiti, potrebbero risultare difficili da raggiungere. Ridurre il numero delle strutture o finanziarle con altro significa perdere una bella parte di quei 7 miliardi che il Pnrr destina al potenziamento della malandata rete di assistenza domiciliare.
Ma per le Regioni le criticità sono tali da non poter proseguire sulla strada tracciata dal Governo Draghi. Prima di tutto per la scarsa dotazione di personale, «anche ai fini del potenziamento delle prese in carico dell’Adi degli ultra 65 enni». Come dire che rischia di saltare anche l’obiettivo di portare dal 3 al 10% la fetta di popolazione anziana assistita a domicilio. —