IL LEADER DEL MOVIMENTO A MELONI: “SALVAGUARDI L’ONORE DELLE ISTITUZIONI”

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Daniela Santanchè deve dimettersi. Il coro delle opposizioni si ingrossa e si fa più forte giorno dopo giorno, man mano che emergono nuovi elementi a mettere nei guai la ministra del Turismo. Ma il più duro è Giuseppe Conte, che ha deciso di cavalcare la mozione di sfiducia presentata al Senato dal Movimento 5 stelle. «Dopo le ultime rivelazioni, per Santanchè il quadro si aggrava sempre più. Emerge che ha mentito al Senato e davanti al Paese – dice il presidente M5s –. Deve dimettersi senza indugio. La presidente Meloni ha il dovere di salvaguardare l’onore delle istituzioni e costringerla alle dimissioni».
Il capogruppo a Palazzo Madama, Stefano Patuanelli, aggiunge di aver chiesto la «calendarizzazione della mozione, che ancora non ci è stata data, ma la presidente Meloni può evitare che arrivi in Aula». Pretendendo un passo indietro di Santanchè, s’intende. In serata Conte, in tv su La7, insiste a sfidare apertamente la premier: «Si sta assumendo una grande responsabilità – attacca –. Per ogni stormir di fronde, Meloni interveniva per chiedere le dimissioni. Ora serve un atto di responsabilità politica». Poi l’ex premier propone anche un paragone con il suo comportamento nell’inchiesta Covid: «Mi avete sentito dire una parola contro la procura di Bergamo? Avete sentito una qualche arroganza del potere? Ho spiegato a testa alta e ne sono uscito a testa alta – sottolinea il presidente M5s –. Perché adesso se la magistratura indaga sulla Santanchè è un problema? Perché è un’esponente del governo? Il silenzio di Meloni offende le istituzioni».
Ma Conte ne ha anche per Ignazio La Russa, accusato di voler interferire con le indagini a carico del figlio Leonardo, accusato di violenza sessuale. «Prima che partissero le indagini ha voluto entrare a gamba tesa. Ha parlato da avvocato penalista e da presidente del Senato – dice Conte –. Lui si incontrerà con il procuratore di Milano e mi dite se questo non può essere un modo per condizionare? Ne può derivare un condizionamento psicologico dalla seconda carica dello Stato». Del tutto diversa, secondo Conte, la vicenda di Beppe Grillo, che ha il figlio a processo sempre per violenza sessuale. «Che incarico pubblico istituzionale aveva Grillo? Possiamo pensare che con le sue uscite abbia potuto condizionare qualcuno? – domanda il leader dei Cinque stelle – La linea politica del M5s la faccio io, Grillo è il garante. Non è mai stato il leader politico». nic. car. —