Luisa Barberis
Ferie a rischio e altri problemi all’orizzonte dei medici di famiglia: ora mancano i sostituti. È l’ultima conseguenza della grave carenza di camici bianchi: non solo non si trovano dottori per sostituire chi va in pensione, da qualche tempo accade che molti medici debbano scontrarsi con la difficoltà di trovare un collega a cui affidare i pazienti per concedersi qualche giorno di meritato riposo. Il problema è venuto a galla con l’inizio dell’estate e ora preoccupa molto la categoria. «Siamo in difficoltà – interviene Giuseppe Noberasco per la Fimmg – Non ci sono sostituti né sul breve né sul lungo periodo, ma questa è la conseguenza di una visione miope che si è trascinata per anni in passato. Da altrettanto tempo la Fimmg denuncia il problema e spinge affinché vengano potenziate le medicine di gruppo: solo unendo le forze potremo superare questo momento segnato dalla carenza di colleghi. Inoltre all’interno delle medicine di gruppo è più facile alternarsi e trovare sostituti, visto che tutti possiamo visitare e assistere i pazienti dei colleghi, garantendo il servizio alle persone. Il tema è molto delicato, anche perché ci sono sempre meno medici di famiglia. Ci stiamo confrontando con Asl per trovare una soluzione». La partita delle sostituzioni estive non è che la cartina al tornasole di un problema più grande: la “crisi di vocazioni” che si registra nella Medicina di base. A breve termine Regione e Asl pubblicheranno una nuova ricognizione delle zone carenti, ossia le aree dove ci sono meno medici di quanti sarebbero necessari in base alla popolazione. Una sorta di chiamata, volta a intercettare i giovani camici bianchi, il cui esito non è affatto scontato. Nel frattempo, Asl ha già alzato il massimale, ossia ha aumentato da 1500 a 1900 il numero di assistiti ai medici che si sono resi disponibili ad accettare un maggior carico di lavoro per arginare la carenza. «La situazione è disastrosa – avverte Giorgio Fusetti, responsabile Snami – Per anni non si è prestata attenzione ai bisogni dei medici di base e ormai la carenza è quasi irrecuperabile: i colleghi non riescono a reggere il carico di lavoro e non trovano sostituti sia perché chi si avvicina alla professione sperimenta quanto sia gravosa l’attività e fugge, sia perché chi deve sostituire, prova e poi scappa. Praticamente non c’è più nessuno che voglia fare il medico di base. Nel Savonese tutti gli abitanti hanno un medico, ma sulla carta: con 1900 pazienti, non si può pensare che l’assistenza sia sotto controllo. Ci sono colleghi che hanno problemi di stress e salute, perché la situazione ormai è al collasso totale». Emblematico è il caso della Valbormida: il dottor Alessandro Ferraro avrebbe dovuto congedarsi a fine giugno, ma, siccome il bando indetto dall’Asl per assicurare un altro dottore agli abitanti di Carcare e Mallare è andato deserto, resterà al lavoro fino al 14 luglio. Lo stesso problema interessa Altare e Cairo: nel primo caso il dottor Matteo Vallauri ha posticipato la pensione e, nonostante abbia compiuto 70 anni, ha accetto di continuare a prendersi cura dei propri assistiti ancora per qualche tempo, mentre a Cairo la carenza viene coperta dei camici bianchi della medicina di gruppo della città. Va meglio sulla costa: i centri della Riviera risultano più appetibili agli occhi dei giovani, tanto che al momento non ci sono carenze importanti. —

