SAVONA, ALBENGA, CAIRO, FINALE E PIETRA UNITI NELLE CRITICHE AL DOCUMENTO DELLA REGIONE

Luisa barberis
«Il Piano socio-sanitario non offre un’adeguata risposta alle gravi criticità che rileviamo sul territorio». I sindaci del Savonese chiedono alla Regione di avere voce in capitolo sul futuro della sanità, così nasce un documento unitario con osservazioni e proposte. Lo scorso 14 giugno il Piano era stato illustrato a Palazzo Sisto dall’assessore regionale Angelo Gratarola in un incontro servito per iniziare il dialogo, ma che non aveva soddisfatto a pieno gli amministratori. Ora la risposta arriva a una voce sola: per la prima volta i problemi della sanità uniscono i territori che, messi da parte i singoli campanili, hanno elaborato otto pagine che Marco Russo per Savona, Paolo Lambertini per Cairo, Riccardo Tomatis per Albenga e Ugo Frascherelli per Finale, oltre a Luigi De Vincenzi in quanto sindaco di Pietra dove ha sede il Santa Corona, hanno già inviato a Genova per incidere sulle scelte future. «Emerge una grande preoccupazione – spiega Russo a nome dei colleghi – Conosciamo la qualità del personale che opera negli ospedali e sul territorio, ma esistono criticità oggettive e strutturali significative, che temiamo non vengano affrontate in modo adeguato dal Piano. Ogni distretto ha rilevato specifici problemi, ma è molto importante il lavoro che abbiamo fatto insieme per comporre un quadro organico. Nel documento avanziamo osservazioni, solleviamo alcuni allarmi. Questo è l’inizio di un percorso, che auspichiamo sia sempre di condivisione». La carrellata delle criticità inizia con la necessità di contenere le liste d’attesa, potenziare l’offerta sul territorio garantendo per esempio un medico di famiglia ai vari borghi, ma anche rafforzare gli organici in ospedale, limitare le fughe fuori regione. «Hanno raggiunto livelli elevatissimi, segno di un’insufficiente offerta sanitaria e di una lacuna degli attuali presidi», scrivono i sindaci, che chiedono i dati del 2022. Il punto di partenza sono i due grandi ospedali, San Paolo e Santa Corona, che per gli amministratori devono essere rafforzati con una sempre più marcata sinergia tra loro. Ma Cairo e Albenga vanno integrati a supporto. Poi ci sono le esigenze dei singoli territori. Il distretto di Savona ribadisce la centralità del San Paolo, chiede chiarimenti sulle deroghe chieste, la conferma del Punto nascite, ma anche un miglioramento complessivo del presidio, a partire dal servizio di emergenza e urgenza. Viene ribadita la contrarietà allo spostamento della centrale del 118 e si chiede un approfondimento sulla possibile riduzione dei posti di Rianimazione. L’albenganese vorrebbe risposte sull’assetto futuro dell’ospedale, che oltre a una casa di comunità dovrebbe accogliere ambulatori con varie specialità e attività chirurgica, ma l’attenzione è sempre sul Punto di primo intervento. Il territorio evidenzia la necessità di un’apertura immediata del Ppi h24 (se non di un vero pronto soccorso) per rispondere agli arrivi turistici ed evitare il sovraffollamento del Santa Corona. Asl e Regione hanno già annunciato che il Ppi ingauno riaprirà dal 15 luglio, inizialmente h12 ed è stata chiesta la deroga per le 24. A Cairo le contestazioni sono puntuali: il distretto fa notare che la Valbormida va inserita tra le aree interne, chiede che venga chiarito il futuro delle sale operatorie (non sono citate nel piano) e come si pensa di gestire il Ppi. Da Finale il distretto punta sul rafforzamento del Santa Corona, ma si dice contrario alla localizzazione della Casa di comunità nell’ospedale Ruffini e rimarca come siano state avanzate altre sedi, mai considerate. —