IL SONDAGGIO

Per un cittadino su due il governo Meloni è saldo e compatto (49,5%). Per gli elettori di Fratelli d’Italia questa convinzione si spinge fino a superare il 91%, positivo anche l’approccio per i supporters di Forza Italia (64,5%) e Lega (66,1%). Gli unici tra le file delle opposizioni che non leggono fibrillazioni e fragilità nell’Esecutivo sono coloro che si ritrovano nell’espressione di voto per Italia Viva e Azione (74,5%). Ogni giorno al cospetto della maggioranza si presentano spinte, sollecitazioni e provocazioni più o meno visibili che impattano sulla comunicazione e sulle percezioni dell’elettorato. Eppure al netto delle critiche e dei rischi, occorre riconoscere che Giorgia Meloni rimane stabile al di sopra del 40% nel suo indice di fiducia, a conferma della sintonia con una buona parte del Paese. Anche Fratelli di Italia, ad oggi, non sembra mostrare crepe nel consenso attestandosi nelle intenzioni di voto sempre vicino alla soglia del 30% (29,2% – rilevazione per Porta a Porta del 28 giugno) e confermandosi primo partito italiano, a esclusione degli indecisi e degli astenuti (36,6%).
In questo momento il governo non sconta ancora quelle note negative legate a determinati ritmi di spesa giudicati oggi, e da un po’ di tempo, insostenibili. L’aumento del costo della vita principalmente per alimentari, bollette e trasporti, viaggi, vacanze, ecc… spaventa i cittadini che in maggioranza riconoscono nell’inflazione la difficoltà a sapersi orientare verso comportamenti più razionali per poter pianificare un futuro, anche a breve termine. Vengono a mancare i presupposti e i possibili incoraggiamenti che sono stati utili alle generazioni precedenti per costruire la propria storia familiare. La speranza di poter cambiare questo approccio aprendosi a una migliore prospettiva per l’elettorato di centrodestra passa proprio attraverso quei “cavalli di battaglia” espressi a più riprese nelle diverse campagne elettorali dai rappresentanti delle forze politiche dell’attuale governo. L’abbassamento delle tasse, la gestione dell’immigrazione, gli scippi e la microcriminalità, ma soprattutto l’inflazione nel loro perdurare rimangono un’importante spina nel fianco per Giorgia Meloni e il suo esecutivo. Agire su questi fattori, non solo con soluzioni e incentivi economici, ma anche motivazionali, potrebbe offrire una chance importante per fidelizzare l’elettorato da qui alle elezioni europee, giocando da regista nel pieno possesso dell’area del centro destra.
Certo è che i suoi alleati non avranno un comportamento passivo. Lo hanno già dimostrato in più occasioni: una di queste, per esempio, è la ratifica del Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Il dato più importante, sulla questione, è che il 33,5% degli italiani non sa di che cosa si stia parlando e come potrebbe essere utile al nostro Paese e tra questi spicca il 32% degli elettori della Lega. Nonostante ciò, il 38,9% dell’intero campione si dichiara favorevole alla sua ratifica e fra questi, insieme alla prevalenza dei partiti delle opposizioni, si ritrova anche il 68,8% dei sostenitori di Forza Italia.
Un’altra leva importante è sicuramente la gestione dei fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che a oggi non supera la sufficienza nei giudizi della gente e che invece potrebbe rappresentare un volano non solo per la ripresa economica, ma anche per il consenso del governo che a oggi oscilla tra il 37% e il 39%. Difficile pensare a un approccio risolutivo ricco di annunci, questo potrebbe solo facilitare il ruolo delle opposizioni che a ragione potrebbero spingere le loro parole – essendo minoranza – facendo leva proprio sulle quelle stesse paure della gente che fino a un anno fa arricchivano il vocabolario di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Per fidelizzare i suoi voti sarebbe più realistico puntare a essere protagonisti in Europa avvantaggiandosi ad esempio delle difficoltà di Paesi come la Germania, che fino a oggi hanno dettato il ritmo delle decisioni dell’Unione.
In un certo senso abbiamo già registrato questo comportamento negli ultimi interventi in parlamento della premier. Gli argomenti, l’impostazione dei suoi discorsi, la sua voce alta e intimidatoria verso chi non prende in considerazione le istanze del nostro Paese e lo scandire le sue risposte alle provocazioni delle opposizioni riportano a una Giorgia che tutti hanno imparato a conoscere fino allo scorso anno, quando era leader solitaria dell’opposizione. Il passo successivo è quello più complicato che deve trovare il perfetto connubio e la sintesi tra essere Giorgia, donna, madre, cristiana, italiana ed essere il presidente Meloni. —