L’ASL COSTRETTA A UN NUOVO BANDO PER LE ZONE DELL’ENTROT ERRA A CAUSA DELL’AUMENTO DEGLI ASSISTITI

LUISA BARBERIS
Sempre meno medici di famiglia e con un numero di pazienti che cresce di continuo e ora anche nel Savonese arriverà a quota 1.900 assistiti. La grande fuga dei camici bianchi dalla sanità interessa anche il territorio, dove si preannuncia un’estate molto calda: l’emergenza è data dal fatto che alcuni medici stanno per andare in pensione senza che sia stato possibile trovare un sostituto. I problemi principali riguardano l’entroterra, area meno appetibile agli occhi dei giovani. Emblematico è il caso della Valbormida: il dottor Alessandro Ferraro avrebbe dovuto congedarsi domani, ma, siccome il bando indetto dall’Asl per assicurare un altro dottore agli abitanti di Carcare e Mallare è andato deserto, resterà al lavoro fino al 14 luglio. Lo stesso problema interessa Altare e Cairo: nel primo caso il dottor Matteo Vallauri ha posticipato la pensione e, nonostante abbia compiuto 70 anni, ha accettato di continuare a prendersi cura dei propri assistiti ancora per qualche tempo, mentre a Cairo la carenza viene coperta dei camici bianchi della medicina di gruppo della città. Va meglio sulla costa: i centri della Riviera risultano più appetibili, tanto che al momento non ci sono carenze importanti.
«Il problema è che siamo vicini al limite, non ci sono più medici – interviene Luca Corti, responsabile Asl della Medicina di Base e direttore del distretto socio-sanitario delle Bormide – Ferraro si è reso disponibile a rimanere in servizio fino al 14 luglio, nel frattempo faremo un altro bando e alzeremo il massimale, ossia il numero di assistiti degli altri medici da 1.500 a 1.900 pazienti». Per i professionisti non è obbligatorio accettare più pazienti, tuttavia, a un maggior carico di lavoro corrisponde anche un incentivo economico. «Per il momento siamo riusciti a risolvere le varie situazioni, anche se in modo temporaneo – continua Corti – in futuro ci troveremo sempre più spesso ad affrontare carenze. Presto vi saranno le nuove assegnazioni di zone carenti, ammesso che qualcuno partecipi e soprattutto scelga di lavorare in Valbormida, che al momento non pare molto appetibile. Molti colleghi non accettano un incarico nell’entroterra, ma dal mio punto di vista sbagliano, perché sono zone dove si lavora più tranquillamente che in città. Purtroppo questo è il risultato di anni di errata programmazione da parte dei ministeri». Pur essendo meno accentuata, la crisi riguarda anche i pediatri, tanto che l’Asl ha pubblicato anche una manifestazione d’interesse rivolta a giovani specializzandi in pediatria per coprire provvisoriamente un posto vacante a Cairo. Il problema della carenza dei medici va a sommarsi alla costante richiesta dell’entroterra di avere un Punto di primo intervento aperto per 24 ore e non solo su 12 ore. Ieri sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale Roberto Arboscello: «Anche la Valbormida ha diritto a un’assistenza notturna». —