NON SI ATTENUANO LE POLEMICHE SUGLI ACCORPAMENTI DEI REPARTI OSPEDALIERI

LUISA BARBERIS
L’elenco delle tredici deroghe tutte savonesi che la Regione ha chiesto al Ministero per ridisegnare il piano socio-sanitario ha avuto l’effetto di benzina sul fuoco in provincia, dove si è innescata una gran discussione. «Il Dea di secondo livello diffuso nel savonese esiste già. Inutile dire che non è tecnicamente fattibile: esiste nei fatti. Negarlo sarebbe un’offesa», è la reazione di Giampiero Storti, presidente del comitato “Amici del San Paolo”, che ieri ha affidato a una lunga nota la posizione del gruppo. «Finalmente conosciamo le richieste di deroga, ma il quadro è comunque incompleto e insufficiente, perché non viene svelato il disegno della Regione nel suo complesso», aggiunge Storti. L’elenco delle deroghe era trapelato da giorni nel Savonese, ma la spiegazione tecnica di Alisa non è bastata per fugare le perplessità. «La tabella era stata vista in seconda commissione, ma quel che emerge è una visione molto confusa e per certi versi contraddittoria – interviene il consigliere regionale Pd Roberto Arboscello –. Più volte ho chiesto di fare chiarezza, anche perché, il fatto che la Regione avanzi una moltitudine di deroghe, a mio avviso dimostra soltanto l’assenza di programmazione. Un esempio: non chiedere una deroga ad hoc per la Chirurgia della mano è molto pericoloso così come lo è affidarsi a deroghe per servizi importantissimi sul Santa Corona. Sono molto preoccupato». Un capitolo a parte merita l’ospedale di Cairo. «Non si capisce perché si chieda la deroga per il Punto di primo intervento di Albenga e non per quello di Cairo – fa notare Giovanni Oliveri per la Cisl -. Inoltre ogni apertura di nuovo servizio diventa un libro dei sogni, se non si fa un ragionamento sulle nuove assunzioni». Più dura è la presa di posizione del gruppo di minoranza “Più Cairo”, guidato da Fulvio Briano: «Non c’è alcuna deroga per l’ospedale di Cairo, anzi il San Giuseppe non viene nemmeno citato: la realtà è che alla maggioranza di Cairo interessa andare a braccetto con la Regione e non con i bisogni sanitari dei propri concittadini e la realtà regionale è una assoluta mancata condivisione con i territori». —