IL COLLOQUIO
CLAUDIA LUISE
TORINO
«Bisognerebbe investire nella sanità almeno il 9% del Pil. In linea con altri paesi in Europa, come ad esempio Germania e Francia». Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si infervora quando tocca l’argomento che in questo periodo sta agitando di più gli animi del sindacato: il rischio che le persone non possano più curarsi se non ricorrendo ai privati. E concorda con il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, che ieri su La Stampa ha proprio parlato di questa percentuale del prodotto interno lordo da investire per garantire il diritto alla salute. «Da tempo la Cgil denuncia il definanziamento per la spesa sanitaria. Con il Def 2023 la spesa sanitaria torna addirittura a scendere, con un taglio del 2,4% (oltre 3 miliardi) nel 2024 rispetto all’anno in corso, e il finanziamento del sistema sanitario nazionale scende fino al 6,2% del Pil a partire dal 2025: il valore più basso degli ultimi decenni. Il governo sta quindi programmando e pianificando il collasso del sistema sanitario nazionale. Noi riteniamo, invece, che siano necessarie più risorse» tuona Landini che lancia la manifestazione indetta per sabato a Roma.
«Saremo in piazza per rilanciare gli investimenti sugli ospedali pubblici e per impedire che la gente continui a morire sul lavoro, per tutelare la salute e la sicurezza». Due argomenti che, come spiega, sono correlati: «Sono state tagliate le spese per la medicina preventiva e per gli ispettorati per il lavoro, il governo sta per fare un decreto che aumenterà la precarietà e la precarietà sta facendo aumentare le morti sul lavoro». Senza ispettori, infatti, non ci sono controlli nelle aziende e un esempio arriva dal Piemonte dove sono in tutto una quarantina e non c’è la possibilità di integrarli perché è un incarico a esaurimento, quindi non ci sono concorsi.
Landini parla da Torino, dove ha partecipato all’Attivo della Cgil Piemonte e ha incontrato i delegati, e proprio qui ricorda la protesta che c’è stata le scorse settimane e ha visto uniti medici, infermieri, pazienti e sindacati. Una prima volta da cui poi ha preso spunto la manifestazione di Roma. «Nel capoluogo piemontese c’è stata una grande manifestazione e sabato a Roma vogliamo rendere evidente che quella della sanità pubblica è una questione nazionale e non riguarda solo chi lavora nel comparto. È un diritto previsto dalla Costituzione. C’è bisogno che le Regioni facciano la loro parte e spendano i soldi per fare assunzioni». La ricetta, quindi, sono gli investimenti: «Dopo i tagli di questi anni è indispensabile spendere i soldi del Pnrr per costruire le strutture sul territorio e fare in modo che restino pubbliche». Oggi è in programma un incontro con il ministro della Salute e questi sono i temi che la Cgil metterà sul tavolo nel tentativo di invertire «il processo di privatizzazione, partito perché sono stati tagliati 40 miliardi negli ultimi 15 anni».
Tra le battaglie che il sindacato sta portando avanti e che coinvolge anche la sanità, c’è quella dei contratti pirata: una piaga soprattutto per alcune figure professionali come gli operatori socio sanitari impegnati nelle rsa. «Sul salario minimo non c’è nessuna trattativa, il governo ha dichiarato che non è intenzionato a intervenire e a oggi questo tema non è oggetto di discussione. Non sta mettendo neanche le risorse per rinnovare i contratti nazionali. Anzi siamo di fronte a un governo che invita ai tavoli delle trattative sindacati che firmano contratti pirata e non rappresentano nessuno».
Al Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, sono registrati 60 diversi contratti della sanità privata, di cui appena otto sono i più rappresentativi e ancora meno quelli firmati dai sindacati confederali. Facile, in questo contesto, scegliere quello più conveniente. Ecco perché diventa sempre più urgente una legge sulla rappresentanza: «Stiamo chiedendo da tempo una legge che misuri la rappresentanza dei sindacati e delle imprese, ma anche che dica che i contratti collettivi nazionali sono validi solo se firmati da sindacati rappresentativi e se i lavoratori hanno potuto votare per approvarli. Ci vuole una legge che dia valore generale ai contratti, non solo la tutela dei salari, ma di tutti i diritti, dalle ferie alle malattie. E dentro questo schema – conclude Landini – bisogna arrivare anche a un salario minimo che stabilisca una soglia sotto la quale nessun contratto può avere valore». —

