
Una e bina. Schlein: “Basta produrre fucili”. In realtà il suo gruppo (diviso) non si opporrà
Wanda Marra
Sulla guerra in Ucraina il Pd “ha due punti fermi: non abbiamo dubbi sul pieno supporto all’Ucraina con ogni mezzo necessario per la difesa, così come siamo favorevoli all’avanzamento di una difesa comune europea”. Elly Schlein appare in diretta Instagram, rigorosamente in bianco. Pochi minuti nei quali risponde a chi già in questi giorni l’ha data quasi per finita (persino il suo grande sponsor, Romano Prodi, ha parlato di “segnale allarmante”): “Il cambiamento non è un pranzo di gala. Mettetevi comodi, abbiamo un lavoro lungo da fare. Noi non ci fermiamo. Facciamolo tenendo botta”. Parole chiare, nel tentativo di uscire da un angolo nel quale è spinta, persino più frettolosamente del consueto, dai maggiorenti del Pd.
Ma l’intento principale della segretaria è quello di spiegare la linea sul voto di oggi sull’Asap (Act in Support of Ammunition Production). E allora affonda: “Non è accettabile usare le risorse del Pnrr per produrre munizioni e armamenti”. Eppure la stragrande maggioranza della delegazione dem a Bruxelles ha appena deciso di dire sì al voto finale sul provvedimento che aumenterà di 500 milioni di euro i fondi per incrementare la produzione di armamenti. Certo, previa presentazione di una serie di emendamenti che chiedono di non usare per questo i fondi del Pnrr e della Coesione europea.
La vicenda va avanti da giorni. Ieri il gruppo di S & D ha accettato di appoggiare le modifiche presentate dalla delegazione del Pd. Ma si è anche espresso per dire sì all’intero testo. Il problema è che – visto che gli altri gruppi (dal Ppe a quelli di destra) voteranno contro gli emendamenti – le modifiche non passeranno. E così il Pd dirà di sì a una cosa sulla quale dichiara di non essere d’accordo.
Schlein prova a tenere insieme tutto, dalle sue convinzioni all’unità del gruppo, che sul punto è diviso. Ma alla fine appare una e bina: perché in realtà non ha dato alcuna indicazione di voto. Anzi, da Bruxelles ci tengono a chiarire che non ha neanche detto ai suoi europarlamentari di votare no o di astenersi. Dunque, di fatto, condivide la decisione dei dem. Mentre ci tiene a smarcarsi dalla posizione del gruppo del partito di cui è alla guida. È il doppio messaggio: da una parte non scontenta i Socialisti europei, ai quali è saldamente ancorata. Basta ricordare che quando lasciò il Pd in opposizione a Matteo Renzi, da europarlamentare restò nel gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici. Dall’altra parte parla ai tanti mondi che la guardano come alternativa all’attuale politica del Pd, posizione sulla guerra compresa.
Dal Nazareno fanno notare che non ha seguito l’invito di Lia Quartapelle che le chiedeva (su Repubblica) di intervenire per evitare l’astensione. Tra gli europarlamentari serpeggia qualche malumore, rispetto a uno smarcamento che appare più comunicativo che reale.
Oggi alla fine voterà no solo Massimiliano Smeriglio, che fa parte della delegazione, ma non è iscritto al Pd. Si asterranno in 3 o 4 (Franco Roberti, Achille Variati, Pietro Bartolo), gli altri dovrebbero dire di sì. Denuncia Smeriglio: “Mi fa paura l’idea che riarmiamo 27 eserciti nazionali, che nell’ Asap non ci sia alcun passaggio sulla difesa europea, che facciamo un assegno in bianco a Meloni per smontare le politiche sociali a favore della produzione di munizioni”.
Eppure Schlein ha garantito che il Pd non voterà il Regolamento se non ci sarà un’assicurazione nero su bianco da parte del governo che non saranno dedicati all’Asap i fondi del Pnrr e quelli della Coesione sociale. Oggi alle 15 e 30 Raffaele Fitto risponderà in Senato a un Question Time nel quale Alessandro Alfieri, responsabile Riforme dem, gli porrà la domanda. E lui ribadirà quello che Palazzo Chigi ha già garantito più volte: che l’intenzione del governo è non votare quei fondi. Basterà? È ancora Smeriglio a esprimere dei dubbi: “Nessuno può avere la garanzia, chi può sapere cosa farà Meloni tra 6 mesi?”.
