Giovanni Vaccaro
savona
Ad appena trenta chilometri di distanza il mondo può apparire completamente diverso. Il caso del progetto per costruire una novantina di cassoni destinati al basamento della nuova Diga foranea del porto di Genova è destinato a fare scuola nei rapporti fra enti, territorio e aziende.
Un aspetto emerso ieri durante il forum sul futuro degli scali di Savona e Vado, organizzato dall’hub Savona nella sede dell’Unione Industriali, con il presidente degli industriali Angelo Berlangieri, il numero uno dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini, e i sindaci di Savona, Marco Russo, e Vado Ligure, Monica Giuliano, insieme al direttore Luca Ubaldeschi.
Il nodo dei cassoni
Se l’ipotesi di allestire un cantiere a Prà ha sollevato un vespaio di proteste, la realizzazione dei cassoni a Vado finisce per rappresentare un’opportunità per il Savonese. Prà e Vado hanno condizioni diverse: nel primo caso il cantiere si troverebbe vicino all’abitato, mentre nel porto di Vado l’area ipotizzata è a un chilometro dalla costa, fra l’estremità della piattaforma container e l’attuale diga foranea.
Inoltre il Comune di Vado ha ottenuto da Palazzo San Giorgio, tramite un “addendum” all’Accordo di programma del 2008, la disponibilità a rivedere tempi e modalità di intervento su una serie di opere a terra, incentrate sulla messa in sicurezza del territorio e sul potenziamento delle infrastrutture.
Un “pacchetto” che potrebbe superare i trenta milioni di euro.
Il nuovo accordo
Per raggiungere un obiettivo condiviso, domani verranno poste le basi per l’aggiornamento dell’Accordo di programma. Un atto firmato nel 2008 a Vado, fra Comune e Autorità portuale, per stabilire le contropartite per il territorio messe sul piatto in cambio dell’ospitalità della piattaforma multipurpose oggi gestita da Apm Terminals e dai soci cinesi. Sulla “lista della spesa” la sindaca Giuliano ha le idee chiare: «Da cinquant’anni si parla di mettere in sicurezza il torrente Segno, che attraversa il centro di Vado e ne rende una buona parte “zona rossa”. Ora abbiamo la possibilità di risolvere questo problema con un intervento che da solo vale circa 18 milioni di euro e possiamo allargare il discorso agli altri torrenti che mettono a rischio il territorio». Inoltre si sta lavorando al progetto per la strada sulla sponda destra, che dovrà collegare le aree portuali con il futuro casello autostradale di Bossarino, separando così il traffico dei mezzi pesanti dalla viabilità urbana. A sottolineare il nuovo è anche il presidente dell’Unione Industriali, Berlangieri: «Essere un sistema portuale significa entrare in una nuova sfida, portando il raggio di influenza del porto dagli attuali 150 chilometri a oltre 600. Inoltre l’ipotesi di costruire a Vado i cassoni per la diga di Genova non è un ripiego per le proteste sorte a Prà, ma una risorsa, abbiamo di fronte l’opportunità per completare il sistema di dighe e rendere i porti ancora più competitivi». Anche il sindaco di Savona, Russo, vede l’occasione per completare l’unificazione: «Gli scali di Savona e Vado sono un valore aggiunto del sistema portuale. Con una velocità nelle operazioni già elevata, a Vado ci sono interventi già avviati da anni, a Savona con i progetti futuri, come la “tasca” agli alti fondali, si potrà moltiplicare la capacità». Per ospitare in seguito anche il cantiere dei cassoni per la Diga genovese, il sindaco Giuliano ha posto una serie di questioni.
«Già oggi ospitiamo la costruzione dei cassoni per il nostro porto e non ci sono difficoltà proprio per la distanza dall’abitato. Chiediamo gli elementi per valutare cosa porterà il nuovo impianto, vediamo come si può migliorare, collaborare e far crescere insieme gli scali di Genova, Savona e Vado. Se in mare non ci sono problemi, occorre capire come verrà gestita la logistica a terra». Il presidente dell’Authority, Signorini conferma come la logica di sistema porti migliori risultati di due porti separati: «Sulla logistica stiamo valutando: a Vado anche le cave di approvvigionamento sono molto più vicine rispetto a quanto accadrebbe a Genova (i cassoni in calcestruzzo dovranno essere riempiti di materiale per essere affondati nel punto esatto in cui verrà costruita la diga, ndr). Manteniamo comunque aperta la possibilità di produrre a Prà una parte dei cassoni, di dimensioni e numero inferiori».—