Giovanni Vaccaro
Vado Ligure
Il porto di Vado potrebbe ospitare l’impianto per la costruzione dei cassoni destinati alla diga foranea di Genova, in cambio di una serie di contropartite. Nel gioco di equilibri politici che si stanno muovendo sull’asse Roma-Genova-Vado, l’orientamento del viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, vede lo scalo vadese come prima e quasi unica scelta, mentre il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Paolo Emilio Signorini, ipotizza di mantenere fra Pegli e Prà un sito per realizzare una quindicina di strutture di piccole dimensioni.
A Vado il sindaco Giuliano ha dichiarato una disponibilità a valutare, ma solo dietro presentazione di un progetto chiaro e comprensivo delle contropartite per il territorio, in modo da completare il porto con servizi pubblici e non solo con strutture gestite dalle aziende della logistica. Durante un’infuocata assemblea tenutasi venerdì a Genova, Rixi ha ribadito le sue intenzioni: «Mi prendo l’impegno affinché i cassoni vengano costruiti solo a Vado e a Piombino, anche se vorremmo concentrare la produzione solo in un unico sito, ovvero quello di Vado. Stiamo lavorando sulle autorizzazioni in modo da avere un quadro definitivo entro il 15 giugno. Probabilmente Vado è il sito più adatto per condensare tutta la produzione dei cassoni».
Un intervento che ha momentaneamente placato gli abitanti di Pegli e Prà, che con i comitati locali si battono per evitare che i cassoni vengano costruiti davanti alle loro case.
D’altra parte nel porto di Vado esiste già un impianto, soprannominato “Dario” e utilizzato da Fincosit srl per costruire i cassoni in calcestruzzo, prima per il basamento perimetrale della piattaforma multipurpose di Apm Terminals e ora per quelli destinati alla nuova diga foranea vadese. Un progetto da 78 milioni di euro, quello della nuova diga vadese, per rimodellare la struttura che protegge sia la piattaforma di Apm Terminals sia il terminal traghetti Forship (Corsica Ferries) sia, come fin dalla sua costruzione, il Reefer Terminal al confine tra Vado e Bergeggi. Nel caso della nuova diga di Vado si tratta di soli quattro elementi, già realizzati e in fase di completamento.
La soluzione ipotizzata dal viceministro Rixi sarebbe quindi la più logica e pratica. Anche il presidente della Regione, Giovanni Toti, condivide l’orientamento del suo ex vice in piazza De Ferrari: «Mi auguro che il sito per costruire i cassoni sia Vado Ligure», ha ribadito il governatore. Nel caso prevalesse la linea del viceministro, il problema sorto a Genova con le contestazioni si potrebbe però ribaltare su Vado. Per anni una parte dei vadesi ha combattuto il progetto di ampliamento portuale, che ha portato alla costruzione della piattaforma multipurpose di Apm Terminals. Una prima ipotesi, priva di ogni misura di compensazione, era stata rispedita al mittente dall’allora sindaco Roberto Peluffo.
Le prospettive di lavoro e le contropartite per il territorio, in termini di lavori di messa in sicurezza dei torrenti e di miglioramento delle infrastrutture, inserite via via, avevano però fatto pendere l’ago della bilancia a favore del progetto. E l’ormai famoso referendum indetto dal sindaco Carlo Giacobbe aveva dato il via libera. Oggi a guidare il Comune c’è Monica Giuliano, che vuole prima avere la sicurezza che la costruzione dei cassoni porti al completamento degli interventi precedenti rimasti ancora sulla carta. Inoltre deve fare i conti con l’opposizione in consiglio comunale, che non si è ancora espressa in modo palese, ma che verosimilmente potrebbe osteggiare il progetto.

