IL MICROBIOLOGO E SENATORE DEL PD LANCIA UNA PETIZIONE PUBBLICA LO SCOPO È SOSTENERE UN DISEGNO DI LEGGE CHE CAMBI IL POTERE DI SCELTA
Paolo Russo
roma
I conti di Asl e ospedali vanno sempre peggio, le liste di attesa non ne parliamo, ma ai vertici delle aziende sanitarie girano da anni più o meno gli stessi uomini nominati dalla politica. Che indipendentemente dal colore ha sempre voluto mantenere ben salda la presa sulla sanità, che da sola vale l’80% dei bilanci regionali, più assunzioni e appalti. Per questo è destinato a far scalpore il disegno di legge che toglie dalle mani di regioni e partiti di maggioranza la nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie, prossimo ad essere presentato dal Pd, primo firmatario il senatore Andrea Crisanti. Un testo che sta già trovando consensi tra i Cinque Stelle, che nella scorsa legislatura avevano proposto un provvedimento dai contenuti analoghi «ma senza trovare sponde», rimarca la senatrice Maria Domenica Castellone.
L’idea piace anche a medici, infermieri e associazioni dei malati, i cui rappresentanti, insieme a uno nominato dalla regione e un altro dall’Agenas, più uno espresso dal Comune, andrebbero a comporre le nuove commissioni locali, che azienda per azienda sarebbero costituite dall’Autorità anticorruzione. Una sorta di “commissione di salute pubblica” chiamata a scegliere il candidato tra gli iscritti all’attuale albo dei Dg. Il presidente di regione potrà rifiutare la nomina del candidato proposto «solo per motivate e comprovare ragioni derivanti dall’esistenza di un conflitto di interessi», si legge nel testo che verrà depositato a giorni a Palazzo Madama. Tutto il contrario dell’attuale meccanismo, che lascia a una commissione di esperti, indicati però dalla regione, il compito di proporre al presidente regionale una terna di nomi tra i quali scegliere.
A supporto del ddl è già partita la raccolta di firme sulla petizione popolare che chiede di ristabilire il principio di indipendenza tra il controllore politico e il controllato che amministra. Ieri in dodici ore all’inequivocabile indirizzo “change.org/fuori-la-politica-da-nomine-della -sanità” erano già state raccolte oltre mille firme a riprova della voglia di cambiamento su una gestione sanitaria che fa acqua da tutte le parti. Mentre infatti le liste di attesa si allungano anche per le prescrizioni di visite e accertamenti diagnostici con priorità a 10 giorni, i conti delle Asl si tingono sempre più di rosso, tanto che quest’anno sono in 39 ad essere state commissariate, tornando così ai livelli di tre anni fa dopo due anni di calo. Ma a preoccupare è il deficit che si accumula: 3 miliardi nel 2021 mentre per il 2022 si prevede un buco a consuntivo di 8 miliardi, con il rischio concreto che anche regioni fino a ieri virtuose, come Emilia Romagna e Toscana, finiscano per essere commissariate ed entrare così in piano di rientro. Che significa poi blocco rigido delle assunzioni e tagli alle prestazioni.
«Se andiamo a scorrere l’elenco degli attuali di Dg di Asl e aziende ospedaliere scopriamo che c’è un carosello di nomi che da anni passano da azienda ad azienda, mentre con il nostro disegno di legge dopo due mandati si decade dall’incarico anche se si cambia regione», puntualizza Andrea Crisanti. «Non c’è una selezione in base alle competenze, si è sempre andati avanti con gli amici degli amici. Il Dg della Asl Padova – porta ad esempio il senatore Pd- ha ricoperto prima lo stesso ruolo a Mestre e Rovigo ed ora ha in carico anche Belluno, nonostante abbia accumulato negli anni 100 milioni di deficit».
Così mentre molti suoi colleghi di partito reclamano più risorse per la sanità, Crisanti va contro corrente, affermando che «prioritario è mettere al comando persone realmente competenti e che non rispondano a logiche clientelari, altrimenti sarà come fare il pieno di benzina avendo il serbatoio bucato».
Critico sulla proposta è invece Giovanni Migliore, presidente della Fiaso, la federazione di Asl e ospedali che rappresenta i manager della sanità pubblica. «Il vero tema da porre – afferma – è quello della valorizzazione gestionale e professionale degli attuali Dg, che vanno motivati anche da un punto di vista economico, visto che le loro retribuzioni sono ferme da 20 anni». Oggi un direttore generale di Asl guadagna dai 130 ai 150 mila euro lordi l’anno. Per dirigere aziende che fatturano anche due miliardi di euro come talune Asl, il privato arriva a pagare i suoi manager 10 volte l’anno. Ma anche le basse retribuzioni sono state un modo per tenere in questi anni ben salda la presa dei partiti sulla sanità. —

