Luisa Barberis
Cairo
La punta di diamante è un’apparecchiatura unica in provincia: si chiama “Nirvana” e, sfruttando la tecnologia, viene utilizzata per la riabilitazione di pazienti neurologici, traumatizzati e ortopedici. Primo ospedale di comunità della Liguria, ma anche uno dei pochi già attivi in Italia, il San Giuseppe di Cairo sta cambiando pelle e oggi rappresenta la sfida futura della sanità, visto che qui reparti ospedalieri (il Punto di primo intervento, la Radiologia, il Laboratorio analisi, la Dialisi, la Cardiologia ambulatoriale) convivono con il nuovo mondo dei servizi territoriali, tipici appunto dell’ospedale di comunità. Ieri il San Giuseppe ha aperto le porte alla cronista de Il Secolo XIX – La Stampa, che ha visitato la struttura per raccontare l’attività del primo ospedale a offrire nuovi servizi, come impone il Dm 77, la Bibbia della sanità. Un polo, che per altro, è stato più volte al centro delle polemiche. «Presto anche i locali verranno rinnovati – spiega il direttore del distretto sanitario delle Bormide, Luca Corti -, ma l’investimento più importante è sulle persone. Lo scorso anno a Cairo sono state erogate 8.312 prestazioni. Eppure continuiamo a sentir dire che l’ospedale offre poco. Stupisce anche il fatto che ad usufruire dei servizi siano in maggioranza utenti che vengono da fuori. La verità è che Cairo è un ospedale territoriale che sta crescendo, che ha già moltissimi servizi, forse ancora poco conosciuti, ma eccellenti. È inutile che le persone cerchino risposte fuori regione: possono trovare qui gli stessi servizi, vicino a casa».
Dal San Giuseppe ogni mattina transita una media di 600 pazienti. «Ci sono i ricoveri nel reparto di comunità – spiega la referente dell’attività dell’ospedale Manola Dubourgel -, pazienti che vengono seguiti nel reparto di riabilitazione extraospedaliera residenziale Rer, chi effettua un day hospital, visite ed esami. Negli ambulatori ci sono 12 differenti specialità: oculistica, neurologia, reumatologia, psicologia, allergologia, pneumologia, diabetologia, endocrinologia, cardiologia, centro Tao per la terapia anticoagulante, ambulatorio per l’ecodoppler, spirometrie. Siamo tra 80 e 90 prelievi giornalieri a Cairo e tra 50 e 60 a Carcare». Di recente è tornata attiva anche la farmacia del San Giuseppe, dove in media 100 valbormidesi possono ritirare le medicine senza spostarsi a Savona. Il fulcro è ovviamente il reparto di comunità a gestione infermieristica. «Non abbiamo mai chiuso, neppure in pandemia – racconta la coordinatrice Paola Cosma – Da giugno 2022 abbiamo accolto più di 260 pazienti: persone dimesse dai reparti per acuti, ma che ancora non possono tornare a casa, o che vengono segnalate dai medici di famiglia. Il ricovero può durare massimo 30 giorni». Una volta tornati a casa vengono presi in carico dagli infermieri dell’assistenza domiciliare o di comunità. Alla Riabilitazione di Cairo arrivano richieste anche da fuori provincia. «Oggi abbiamo 10 posti letto di degenza h24, che a luglio diventeranno 15 – spiega la coordinatrice Katia Bisi – Lavoriamo in due palestre e con un macchinario di ultima generazione, la stanza Nirvana, una sorta di app riabilitativa di tipo fisico e cognitivo con la quale il paziente, attraverso il gioco e quindi in maniera meno tradizionale, ha l’opportunità di eseguire alcuni esercizi per migliorare le proprie condizioni fisiche». —

