Urne, Fdi molla il sindaco uscente (che va con renzi), l’erede del guru resta lontano
Lorenzo Giarelli
Enrico Bandiera, volto del Movimento 5 Stelle locale e memoria storica della Olivetti, la chiama “nostalgia della madre perduta”. Le elezioni amministrative di Ivrea, 23mila abitanti in provincia di Torino, sono anche un modo per guardarsi allo specchio e fare i conti con le proprie eredità culturali, sociali e politiche. La città di Gianroberto Casaleggio – dove ancora vive il figlio Davide – va al voto con un’alleanza giallorosa: Pd e M5S insieme a sostegno dell’avvocato dem Matteo Chiantore. Non certo la tazza di tè dell’ex guru informatico dei 5 Stelle, ormai da anni in rotta con la creatura che il padre fondò insieme a Beppe Grillo, anche a causa del suo posizionamento sempre più organico al campo progressista.
Poi c’è la “madre perduta”, appunto, perché per decenni Olivetti ha significato posti di lavoro, ma anche welfare. Quel mondo non esiste più e anzi, Ivrea è alle prese con le crisi dell’oggi: Vodafone ha appena annunciato 118 licenziamenti sui quasi 500 dipendenti; Wind è pronta al trasferimento di un ramo d’azienda e Manital ha spedito in cassa integrazione oltre 150 persone. Quel che resta della “età dell’oro” di Adriano Olivetti è semmai una generazione cresciuta per lo più in una cultura di centrosinistra con un forte spirito di comunità. Non è un caso che qui abbia sempre governato quell’area politica, fino al ribaltone del 2018, quando in piena sbornia leghista Stefano Sertoli conquistò il Comune. Oggi Sertoli è sì ricandidato, ma non col centrodestra. Per 5 anni ha amministrato con una certa indipendenza, facendo infuriare i partiti che lo avevano eletto. Sertoli non ha rimpianti e correrà con alcune civiche e la lista unica di Azione e Iv: “Sono un civico, per anni ho lavorato nell’editoria – racconta al Fatto – Ho sempre votato centrosinistra prima che mi candidasse la destra”. L’alleanza Azione-Iv lo rende specie in via d’estinzione, materiale da Wwf: “Quando ho saputo della rottura mi è dispiaciuto, ma a livello locale non ci sono problemi”. E Renzi&Calenda? “Spero di averli qui a braccetto per il centro prima del ballottaggio”.
Già, il ballottaggio. Chiantore ha chance al primo turno, ma in caso non arrivasse al 50 per cento se la vedrà con Sertoli o con Andrea Cantoni, candidato di Fratelli d’Italia di soli 22 anni. Nella spartizione regionale delle caselle tra alleati, Ivrea è toccata ai meloniani: “Qui cinque anni fa non ci siamo neanche presentati – ricorda lui, che all’epoca era in quarta superiore – ma nel frattempo ho visto nascere da zero una comunità”. Non crede che la virata a destra del 2018 sia un caso isolato: “È stata un’occasione sprecata, perché non è stata un vera amministrazione di centrodestra. La mia età dimostra la voglia di guardare al futuro della coalizione”. Chiantori ha programmi ben diversi e l’ambizione di tracciare una via anche in vista delle regionali dell’anno prossimo: “Qui a Ivrea ci sentiamo innovatori per natura. Pd e 5 Stelle si sono messi a un tavolo e non hanno detto ‘parliamo delle cose che ci uniscono’, ma il contrario: ‘Partiamo da ciò che ci divide e vediamo se riusciamo a trovare una sintesi’”. E così è stato: “Abbiamo preteso trasparenza nelle nomine delle partecipate – racconta Massimo Fresc, storico attivista e capolista M5S – e concordato una strategia nell’organizzazione della macchina del Comune, anche in vista dell’arrivo dei fondi del Pnrr”. Più di 25 milioni, un’enormità per una città abituata a gestirne 3 o 4 all’anno.
A benedire l’alleanza giallorosa sono passati Giuseppe Conte ed Elly Schlein, seppur in momenti diversi. E Casaleggio? “Non ho mai incontrato né Gianroberto né Davide”, assicura Chiantore. Bisogna parlarne con Fresc: “Sono attivo nel M5S dal 2012, ma qui ancora prima dei Meet Up c’erano gli ‘Amici di Beppe Grillo’. Gianroberto era una guida ideologica fortissima, ma non si è mai occupato della politica locale”. Davide un po di più, ma senza condizionarla: “Nel 2018 ero candidato sindaco e, con gran correttezza, mi fu vicino. Poi si è allontanato”. Ma lo sgretolarsi del gruppo storico di attivisti, qui come altrove, non è dovuto tanto all’addio del guru: “Abbiamo pagato la permanenza al governo, specie con Draghi”.
Adesso Davide ha trasferito di nuovo i suoi uffici in città e capita di incrociarlo in centro, così come ci si può imbattere in chi, a suo modo, è parte della storia di Ivrea. Un signore entra in un locale per ripararsi dalla pioggia: “Una spremuta, per favore”. È Gastone Garziera, 81 anni, uno dei cinque informatici che negli anni 60 lavorarono in gran segreto alla mitica P101 considerata il primo “personal computer”: “La presentammo a New York e sbalordimmo il mondo”. Lui alla Olivetti ha passato una vita: “Mi ha assunto Mario Tchou nel 1961 e per quasi 20 anni ho vissuto lo spirito di Adriano. Poi, nel 1978, è arrivato De Benedetti e siamo diventati qualcos’altro”. Cosa? “Non più comunità, ma finanza”. E i segni del cambiamento, la città, ce li ha addosso.

