IL CONFRONTO A DISTANZA TRA I DUE LEADER ALL’ASSEMBLEA DELLA RETE NUMERI PARI, DIFFICILE COMPORRE UN’AGENDA COMUNE
SERENA RIFORMATO
ROMA
All’assemblea della Rete Numeri Pari per unire le forze politiche a sinistra intorno a una comune agenda politica, il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte inizia il proprio intervento dal punto più divisivo, l’unico che la relatrice precedente, la segretaria del Pd Elly Schlein, ha accuratamente evitato di menzionare: «A livello internazionale, la sfida più importante è il conflitto russo-ucraino, bisogna coinvolgere tutti i player, compresa la Cina, non ci possiamo far scavalcare da Macron», scandisce l’ex premier al microfono.
Dopo il discorso il leader torna in fondo alla sala, nega decisamente di aver puntato con precisione chirurgica ad acuire distanze con il Pd: «Io ho parlato di tre sfide: una internazionale, una europea e una nazionale», dice a la Stampa, lasciando intendere che l’alleanza è al di là da venire. Così come il conclave auspicato a suo tempo dalla Cgil. La segretaria dem ignora il piano internazionale? «L’ha sentito l’intervento di Schlein: c’era la parte internazionale?», chiede retoricamente il presidente del M5s.
A rendere inconciliabili le posizioni dei due partiti sulla guerra si aggiunge un’altra iniziativa: Giuseppe Conte firmerà a favore del referendum per abrogare la norma che proroga fino a fine 2023 l’autorizzazione all’invio di armi in Ucraina. La valutazione – dicono dallo staff del leader M5s – è stata fatta sul contenuto. Senza considerare, è questo il ragionamento implicito, che il quesito sia stato promosso dal Comitato referendario Generazioni future dei giuristi Ugo Mattei e Davide Tutino, insieme ad altri nomi noti della commissione DuPre (Dubbio e Precauzione), personaggi fra i più attivi nella lotta all’obbligo vaccinale e tendenti, non di rado, al complottismo.
Di fatto i discorsi dei due leader non si parlano, nonostante la Rete Numeri Pari, l’unione di associazioni che «condividono l’obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di persone a cui sono stati negati», promuova una piattaforma su punti presenti in entrambi i programmi: salario minimo, reddito di cittadinanza, diritto all’abitare, accoglienza, no all’autonomia differenziata, lotta alle mafie e riconversione ecologica. Elly Schlein, in collegamento, segue la traccia, parla più volte di «intersezionalità» perché la platea della Casa internazionale delle donne lo permette, invita al «dialogo costante con le opposizioni». Ma almeno in questa occasione le linee rimangono perlopiù parallele e non si toccano. Conte parla d’altro: la guerra, il Pnrr, la minaccia di austerity, la questione morale, il ricordo di Stefano Rodotà.
Su due questioni le parole dei leader convergono. L’autonomia differenziata, «un progetto inemendabile e che, di conseguenza contrasteremo con tutti gli strumenti parlamentari in nostro possesso», promette Schlein. «Da contrastare in tutti i modi e le forme possibili – concorda Conte – se quel piano fosse realizzato, avverrebbe con un meccanismo che vedrebbe esautorato il Parlamento». E il 25 aprile, su cui mantenere «una visione antifascista», dice la segretaria Pd. «L’importante è che in questa festa si possa riconoscere la liberazione dal nazismo, dal fascismo e da tutti i regimi dittatoriali e totalitari», aggiunge il leader M5s. Armonia messa in ombra dai tentativi di distinguersi, forse fino alle Europee, dove ognuno si pesa con il proporzionale: «Però intanto una serie di amministrative va a ramengo», commenta Marta Bonafoni, nuova coordinatrice della segreteria Pd, in sala con Marco Furfaro, che ha invece la delega alle iniziative politiche.
Il tavolo di lavoro proposto dalle associazioni con gli esponenti politici si farà, ma per ora non c’è nemmeno la photo-opportunity che rimetta Conte e Schlein insieme, almeno nella stessa inquadratura, dopo lo sgambetto tentato dal Movimento 5 stelle con l’ordine del giorno sul termovalorizzatore. —
