LEADER M5S AL PRESIDIO DI PROTESTA: “NON ACCETTIAMO COMPROMESSI PER UNIRE LE OPPOSIZIONI”

Niccolò Carratelli
Roma
Elly Schlein non può cavarsela così. «Le battaglie si combattono o non si combattono», dice Giuseppe Conte arrivando al presidio contro il termovalorizzatore (o inceneritore) che il sindaco Roberto Gualtieri vuole realizzare a Roma. A pochi passi dal Campidoglio, in un angolo di piazza Venezia, circa 300 persone convocate da Legambiente e comitati cittadini. Ci sono i consiglieri comunali 5 stelle, in prima fila ecco Virginia Raggi: «Schlein ha scelto di lavarsene le mani – attacca – parla come se la partita fosse già chiusa, mentre è aperta e si può agire diversamente». L’ex sindaca saluta con trasporto il presidente 5 stelle e si piazza al suo fianco davanti alle telecamere, quasi a voler mostrare una sintonia politica, che in realtà è piuttosto flebile. Si ritrovano a braccetto contro l’inceneritore di Gualtieri, che la segretaria Pd non vuole (e non può) toccare: «Come si fa a dire di essere in linea di principio contrari agli inceneritori e poi non contrastarne la realizzazione – aggiunge Conte a La Stampa – Schlein si faccia valere, abbia il coraggio di aprire una discussione dentro al Pd. Le ricordo che Gualtieri ha poteri commissariali: può fare tutto, anche fermarsi». L’ex premier, poi, non nasconde il fastidio per le accuse arrivate dal Pd sull’ordine del giorno presentato dal Movimento alla Camera per dire stop a nuovi inceneritori (sarà votato e bocciato questa mattina). Francesco Boccia, capogruppo al Senato ed ex ministro nel governo Conte 2, ha definito il testo «inaccettabile», perché «non c’entra nulla con il decreto Pnrr» ed è stato presentato solo per mettere in difficoltà il Pd. «Boccia è un amico, gli chiedo cosa c’entrava, invece, la norma sull’inceneritore nel decreto Aiuti all’epoca del governo Draghi (su cui si consumò la crisi di governo, ndr)», sibila Conte. Poi rincara la dose: «Vi ricordate che anche all’epoca abbiamo votato contro? Questa battaglia è nel nostro dna, non la facciamo per colpire il Pd – assicura –. Semmai è il Pd che, a un certo punto, dopo il Conte 2 ha cambiato posizione in modo incomprensibile». E, quindi, «sono loro che devono chiarirsi, perché non hanno una linea condivisa su questo tema». Quanto all’auspicata collaborazione tra M5s e Pd, che oggi appare lontana, Conte spiega che «non possiamo accettare compromessi per tenere unite le opposizioni». Non a caso, «con Schlein per ora non ci siamo visti e non abbiamo appuntamenti». —