Assalto. L’ex premier attacca alla vigilia del voto sull’odg anti-impianto dei 5S. Oggi con Raggi al sit-in in Campidoglio
Luca De Carolis
La sfida agli ex alleati che potrebbero perfino tornare tali era già evidente. Ma Giuseppe Conte ha notato i sussulti tra i dem sull’inceneritore di Roma, ha visto certi sguardi e sentito certi sussurri: e ha voluto rivendicarla. Così ecco l’ex premier ieri mattina a Sky: “Il Pd deve chiarire le posizioni al suo interno e spero possa fare subito sintesi. Voti assieme a noi contro l’impianto”. Sillabe per stanare Elly Schlein, che aveva già fatto trapelare l’irritazione per “la strumentalità” dell’ordine del giorno dei 5Stelle contro il termovalorizzatore, che verrà votato domani mattina alla Camera.
Ma già oggi sarà duello a distanza tra la segretaria dem e l’avvocato. Perché nel primo pomeriggio Schlein terrà al Nazareno la sua prima conferenza stampa dopo la vittoria nelle primarie del 26 febbraio. Mentre attorno alle 17 l’ex premier apparirà al sit-in contro l’inceneritore in piazza del Campidoglio organizzato da Legambiente, assieme a tutti i 5Stelle romani, con l’ex sindaca Virginia Raggi in prima fila.
Logico aspettarsi una sfida verbale incrociata, accuse e controrepliche. Conte ha già scaldato i motori, mordendo anche il sindaco e suo ex ministro Roberto Gualtieri: “Quando era nel Conte-1 aveva sottoscritto un programma contro gli inceneritori, quindi ha fatto una piroetta, una capovolta a 360 gradi. Mi auguri che recuperi linearità e la segreteria dem ce l’abbia, la linearità”. Stilettate, dall’ex premier che (ri)picchia anche su un altro punto dolente per Schlein, le armi all’Ucraina: “Inizialmente abbiamo appoggiato i primi invii, ma se la strategia sarà quella dettata da Washington, con l’escalation militare, noi non ci stiamo più”. Però in queste ore il punto ovviamente è un altro, ovvero gli odg sull’inceneritore, visto che anche Alleanza Verdi e Sinistra ne hanno presentato uno (ma sono state depositate anche due mozioni). Ergo, anche Avs oggi sarà al sit-in, a cui ha aderito pure la Cgil, ed è un altro segnale a cui il nuovo Pd molto rosso dovrà prestare attenzione. Nell’attesa, il capogruppo dem in Senato Francesco Boccia, che pure è un fautore dell’alleanza con i 5Stelle – e interlocutore abituale di Conte – lo dice al Tg1: “Noi facciamo opposizione al governo Meloni e mi auguro che gli altri partiti di opposizione facciano lo stesso, perché se c’è qualcuno che si illude con un odg di provare a creare problemi ad altri partiti di opposizione, si sbaglia”.
Fuori taccuino, un paio di dem ipotizzano che gli odg oggi vengano dichiarati inammissibili perché “non pertinenti” al decreto. Ma un grillino ribatte: “Nel provvedimento c’è un paragrafo sui poteri commissariali del sindaco di Roma per costruire l’inceneritore”. E comunque sono già soddisfatti, i 5Stelle (che ieri hanno eletto capogruppo in Senato Stefano Patuanelli e hanno incassato l’addio del siciliano Giancarlo Cancelleri). “Abbiamo messo in luce le difficoltà del Pd. Con Schlein doveva essere un nuovo partito, ma se riparte dall’inceneritore, che novità è?” è la tesi. Ma un veterano dem va di contraerea: “Così il M5S si ricompatta, vuole solo danneggiarci, è tutto strumentale”. I parlamentari romani, anche quelli che non avevano sostenuto Schlein, sono tutti per il no all’odg. È in gioco la tenuta della giunta Gualtieri, con il Giubileo che si avvicina e Roma che vuole organizzare l’Expo nel 2030. “Raggi, presidente della commissione Expo, sarà in piazza mentre gli ispettori del Bureau che giudicano sull’assegnazione saranno in città” morde un dem romano.
Ma da tutto il Pd il vento soffia verso il voto contrario all’ordine del giorno, nel martedì in cui i deputati dem si riuniscono per parlare del decreto. Quindi, teoricamente, anche di inceneritore. La deputata Schlein però non partecipa. Fissando una conferenza per oggi, la segretaria depotenzia la riunione. Così in assemblea si parla soprattutto di Pnrr e delle difficoltà del governo sul piano, nonché delle strategie dell’opposizione. O meglio, delle opposizioni. Perché Pd e 5Stelle non sono mai stati così lontani tra loro.

