Luisa Barberis
Savona
«Nessuna Asl italiana, comprese quelle liguri, ha avviato ispezioni negli studi medici analoghe a quelle dell’azienda savonese. Troveremo una soluzione, ma abbiamo sottoposto la documentazione al nostro avvocato».
Ha sollevato la reazione dei camici bianchi del sindacato Fimmg, oltre alla preoccupazione degli assistiti, la possibile fine della convivenza in uno stesso poliambulatorio tra medici di famiglia e specialisti che lavorano in libera professione. Il polverone nasce dal fatto che da giorni l’Asl ha intensificato i controlli per verificare gli studi e, in base all’interpretazione data dall’azienda all’articolo 35 dell’Accordo collettivo nazionale, richiamare tutti affinché non ci sia commistione tra pubblico (i medici di famiglia convenzionati col sistema sanitario nazionale) e privato (gli specialisti che effettuano visite private a pagamento).
Il problema è che più della metà degli studi savonesi rischia di essere fuorilegge. Così è arrivata la levata di scudi dei medici di famiglia della Fimmg. Da giorni i dottori sono per così dire “tra l’incudine e il martello”: da una parte l’Asl chiede l’adeguamento degli studi, dall’altra ci sono i pazienti che temono di perdere il medico nei piccoli paesi e per questo hanno sommerso di richieste di informazioni i camici bianchi.
A prendere una posizione ufficiale è stata la Fimmg, come spiega il referente savonese Giuseppe Noberasco: «La Fimmg Savona non condivide l’interpretazione data dall’Asl in merito alla condivisione degli studi. In nessuna Asl italiana, comprese quelle liguri, sono partite iniziative ispettive analoghe, in quanto l’interpretazione dell’articolo 35 dell’Accordo nazionale coincide con la nostra visione ed è differente da quella data da Asl. Ci stiamo confrontando con l’azienda e troveremo una posizione condivisa. Abbiamo comunque sottoposto la documentazione al nostro avvocato, che chiarirà la situazione ed eventualmente ci potrà sostenere legalmente. Desideriamo tranquillizzare i numerosi pazienti e colleghi che si sono allarmati, dopo aver appreso le ventilate novità organizzative, che implicherebbero ricadute disastrose».
Luca Corti, direttore della Struttura complessa della Medicina di Base dell’Asl, oltre che presidente dell’Ordine dei medici, prova a fare chiarezza: «Attendiamo l’interpretazione scritta dei colleghi del Fimmg, quindi ci confronteremo in modo da chiarirci e arrivare a una soluzione. Se necessario porremo il quesito anche a livelli più alti per avere un’interpretazione univoca. Al momento non sono previste sanzioni, anzi stiamo lavorando per risolvere il problema. Va chiarito che le ispezioni non sono legate solo a questo aspetto: sono sempre state fatte e servono per verificare le realtà».
Nei piccoli paesi è un’abitudine consolidata il fatto che gli specialisti vengano accolti negli studi dei medici di famiglia per portare un servizio in più e ora la nuova norma mette a rischio la continuità. Il problema è anche in città: l’esempio classico è quello dei poliambulatori, dove d’ora in poi bisognerà alzare muri e aprire porte, affinché medici di famiglia e specialisti siano separati e abbiano ingressi indipendenti. —