“Non sono filo-Putin, ma rispetto a un anno fa siamo più lontani dalla pace. Il 22 aprile sarò ai banchetti a Roma con gli altri 5S”
Luca De Carolis
L’ex sindaca di Roma sostiene che bisogna smetterla di dividere tutto “in bianco o nero”, e riflettere: “La realtà è fatta di una scala di grigi, anche e soprattutto su un tema come la guerra in Ucraina”. Ecco perché, teorizza la 5Stelle Virginia Raggi, va sostenuta la raccolta di firme per i referendum contro l’invio di armi a Kiev e a sostegno della sanità pubblica: “Dobbiamo chiederci se mandare armamenti all’Ucraina sia stato efficace per accelerare la fine del conflitto. Io credo di no. Per questo il 22 aprile sarò a Roma con tutti i consiglieri comunali che condividono questa battaglia per raccogliere le firme nei banchetti, come avverrà in tante altre città”.
Anche lei è pacifista?
Sì. Subito dopo l’inizio della guerra, dissi che più che inviare armi bisognava mettere in campo le diplomazie. E parliamo di un conflitto che andava prevenuto, perché i segnali che potesse scoppiare c’erano tutti. Dopodiché, oltre un anno dopo l’esplodere della guerra bisogna chiedersi: siamo più vicini o lontani dalla pace? Mi sembra che prevalga la seconda opzione.
Obiezione: se non avessimo mandato armi l’Ucraina sarebbe stata travolta. E lo stesso avverrebbe ora.
Chiariamo subito che la Russia ha invaso un altro Paese, e su questo non ci possono essere ambiguità: c’è un aggressore e c’è un aggredito. Come occorre chiarire che non possiamo fare a meno degli Stati Uniti, che sono nostri alleati. Ma in oltre un anno tante voci si sono levate per chiedere delle strade alternative, prima tra tutte quella del Santo Padre. Però non sono state ascoltate.
Per fare la pace bisogna essere in due. E la Russia…
La Cina ci sta provando, ma è troppo vicina al governo di Mosca. E va detto che i negoziatori occidentali non sono ritenuti affidabili dalla Russia. Ma dobbiamo cercare altre vie, perché l’obiettivo è salvare vite umane. La strada dell’invio di armi non ha funzionato. Sosteniamo un’iniziativa del Papa.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, sembra in imbarazzo sul tema armi.
Dico a Schlein: parliamone! Partiamo da un dato: da qualche anno c’è la tendenza a radicalizzare tutto, a separare tutti in buoni e cattivi. Io ho un’opinione su questo argomento, ma non sono anti-americana, né filo-putiniana. Premesso questo, penso che con Schlein e il Pd si debba parlare in modo franco ma tranquillo su questo tema. Bisogna darsi la possibilità di cambiare idea.
Come, in termini pratici?
Con dei confronti fatti lontano da tv e media.
Il dem Filippo Sensi l’ha attaccata: “La peggiore sindaca di Roma dai tempi di Porsenna appoggia un referendum contro l’invio di armi”.
Preferisco non rispondere (lo ha fatto il 5Stelle Paolo Ferrara: “Sensi è scuola Renzi”, ndr).
Ha parlato della raccolta firme con Giuseppe Conte?
Non ancora, ma sicuramente lo faremo. La sua posizione è chiara. Di certo questo è un tema che è nelle nostre corde. Adesso il M5S è molto netto su pace e guerra: dopo la prima votazione favorevole alle armi ha assunto una posizione chiara.
Una posizione popolare?
C’è un sentimento più che evidente in ampie fasce della popolazione.

