MINISTRO VUOLE TORNARE A SCAVARE IN GIACIMENTI COME QUELLO DEL BEIGUA MA A SASSELLO E NEL RESTO DELL’ENTROTERRA SI RIACCENDONO LE POLEMICHE
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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, riapre indirettamente il sempre bollente caso del giacimento di titanio presente nel sottosuolo del monte Tariné, al confine tra Urbe e Sassello. In un’intervista rilasciata a Il Foglio Urso spiega che per realizzare batterie e materiali per immagazzinare l’energia rinnovabile, servono minerali rari che provengono dalla terra, essenziali per costruire batterie e immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Urso ha aperto una serie di tavoli per discutere della bozza del regolamento presentato dall’Unione Europea, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza di materie prime da un singolo Paese oltre il 65 per cento. Come? Con l’estrazione e la produzione, lo smaltimento e il riciclo, utilizzando il Fondo europeo per gli investimenti strategici.
Il sindaco di Sassello, Daniele Buschiazzo, che è anche presidente del Parco del Beigua, ribatte secco alla presa di posizione del dicastero delle Imprese. «Dal 2015, data del primo ricorso al Tar della Cet (la Compagnia Europea Titanio che da decenni sta tentando di aprire la miniera, ndr.) , a oggi siamo stati impegnati a difendere il nostro territorio nei tribunali e siamo arrivati al Consiglio di Stato vincendo, finora, ogni giudizio e in tutte le altre sedi in cui siamo stati. Abbiamo trovato una grande solidarietà nelle manifestazioni organizzate da Legambiente e nella raccolta firme. Le dichiarazioni del ministro Urso non mi stupiscono – sottolinea il primo cittadino di Sassello-. Tuttavia, abbiamo una certezza: finché c’è il Parco del Beigua su queste aree non posso aprire una miniera. Normative europee, nazionali e regionali vietano cave e miniere dei Parchi». Il ministro Urso, in sostanza, ha spiegato che l’Italia ha le carte per giocare una partita importante: insomma, le batterie nascono dalle miniere e, per non dover dipendere dalla Cina, la direzione è quella di tornare a scavare, anche sfidando tutti gli enti pubblici e associazioni contrarie all’avvio di una ricerca mineraria. Ma Buschiazzo fa un passo indietro nel tempo per rafforzare la propria tesi: «Nel 1998 abbiamo fatto la nostra scelta: prenderci cura della nostra zona e dei nostri valori ambientali e su questo costruire un’economia sostenibile».—
M. PI.

