IL COLLOQUIO

Niccolò Carratelli
inviato a trieste
Stessa piazza, quella della Borsa di Trieste. Diciassette ore dopo il comizio di Elly Schlein, c’è ancora un manifesto Pd attaccato a una ringhiera, subito fatto sparire dagli attivisti 5 stelle in attesa davanti al gazebo. La notizia è che Giuseppe Conte arriva in leggero anticipo alla prima tappa del suo mini tour elettorale in Friuli-Venezia Giulia. Zero pressione, tutti sanno che il candidato della coalizione progressista (in comune con il Pd), l’autonomista Massimo Moretuzzo, resterà molto dietro al presidente della Regione uscente Massimiliano Fedriga. E che il risultato del Movimento sarà piuttosto modesto: «Secondo me non superiamo il 4%», è il pronostico di un esponente locale: crudo ma realistico, visto che alle elezioni politiche hanno preso poco più del 7%.
Il presidente M5s è rilassato, si concede un caffè al bar con l’inviato de La Stampa. Al tavolino anche il senatore (e probabile nuovo capogruppo a Palazzo Madama) Stefano Patuanelli, triestino doc, fedele accompagnatore in territorio friulano. Prima domanda, per metterlo a suo agio: con il Pd vi alleate sempre dove siete sicuri di perdere? Sorriso tirato. «Non è così, andiamo insieme quando ci sono i presupposti per un progetto politico credibile – assicura – lo faremo ancora dove ci saranno le condizioni». Però si è ben guardato da venire qui in piazza con Schlein. «Abbiamo agende impegnative, ci saranno altre occasioni». Davvero? «Guardi, io non coltivo l’isolamento, l’obiettivo è battere insieme la destra – spiega Conte – ma per farlo serve un Movimento in salute, non ridotto a un cespuglio, a meno che non si pensi che il Pd possa arrivare da solo al 40%…». Attimo di pausa, smorfia maliziosa: «Che poi quando ci è arrivato, con Renzi, abbiamo visto il disastro che è successo dopo».
Ora però c’è Schlein, che vorrebbe «chiudersi in una stanza» con i leader dell’opposizione, per mettervi d’accordo. «Io e Schlein non abbiamo bisogno di chiuderci in nessuna stanza per prometterci reciproca collaborazione – spiega il leader M5s – quella si cerca su temi concreti, come il salario minimo, su cui dobbiamo trovare un sintesi. Il Pd ha presentato tre proposte di legge che dicono cose opposte». Lo vede che sottolinea sempre le divergenze? Come sull’invio delle armi in Ucraina. «Le nostre prese di posizione non sono mica in funzione del Pd – è la risposta piccata – la contrarietà alla strategia militare, che porta a un’escalation, la ribadiamo da molto tempo e lo faremo in ogni occasione possibile».
Si avvicina al tavolo un signore: «Sono un tecnico del Superbonus (qualsiasi cosa voglia dire, ndr), grazie di esistere, presidente». Conte si illumina: «Questa la deve scrivere, non è il primo che me lo dice, sa? ». Poi passa al tema del giorno, il suo appello a Meloni sul Pnrr, l’offerta di collaborazione per provare a salvare il Piano. «È una mano tesa al Paese, il Pnrr è degli italiani, sprecare questa occasione sarebbe un’onta – dice l’ex premier – tra poco diranno che è colpa mia, perché ho portato da Bruxelles troppi soldi e non si riesce a spenderli».
Pare non aver ancora digerito il fatto di essere stato estromesso da Palazzo Chigi prima di poter avviare il Pnrr. «Nessuna amarezza personale, ma io avevo le idee chiare: lo dissi anche a Draghi, rimanendo inascoltato». Cosa disse, esattamente? «Che bisognava concentrarsi sulla dotazione tecnica, per affiancare adeguatamente i centri di spesa, rafforzando le competenze». Della serie, se mi avessero lasciato fare. Comunque, «ora sul Pnrr siamo pronti a collaborare, basta che ci sia trasparenza: il governo non dica fesserie e tiri fuori tutte la carte».
Si alza per andare verso il gazebo 5 stelle, ma prima si ferma a un presidio della Uil sotto la prefettura: lavoratori del settore della vigilanza privata, «con contratto collettivo scaduto da anni e una paga di 4,60 euro lordi l’ora. Ecco perché serve il salario minimo», spiega Conte. «Dipende come lo si fa», lo gela una sindacalista. Meglio andare dagli attivisti, un centinaio al massimo, riuniti intorno al gazebo, nonostante un allettante prosciutto friulano tagliato a mano, offerto ai presenti. Dopo un’infinita serie di foto e selfie, attacca il suo post-it sulla “bacheca delle idee”: «non dimentichiamo gli eroi della pandemia e la lezione sulla sanità: più investimenti!», scrive il presidente M5s.
Un tema ripreso nella tappa di Pordenone, davanti all’ospedale con i sindacati degli infermieri, che denunciano il problema delle liste d’attesa. Prima ancora a Udine, dove il Movimento corre da solo alle comunali, con un suo candidato sindaco (e il Pd è alleato con il Terzo polo). Al momento di ripartire per Roma, arriva la notizia che Meloni si è attardata al Quirinale, a colloquio con Mattarella, e non va a Udine per il comizio finale di Fedriga. «Vuol dire che la situazione sul Pnrr è più seria di quanto ci dicono – ragiona Conte- il capo dello Stato è preoccupato e lo sono anche io». —