IL LEADER GRILLINO ALZA I TONI SULLE FORNITURE MILITARI E PUNZECCHIA ANCHE ELLY SCHLEIN E GLI ASPIRANTI ALLEATI DEM 

carlo bertini
roma
«State portando l’Italia in guerra, rispettate la nostra Costituzione! Giocate allo sceriffo di Nottingham contro gli italiani che non hanno la sua stessa passione per gli investimenti militari», si sbraccia in aula Giuseppe Conte contro il ministro della Difesa Guido Grosetto. «Dai giubbotti antiproiettile, dalle pistole ai mitra, siamo passati agli autoblindo e adesso alle batteria antimissile Samp-T. Ci volete dire se ci sono i limiti di questa escalation militare? ».
Battere sul tasto dello stop all’invio di armi in Ucraina. In ogni occasione utile, sfruttando qualsiasi spazio disponibile, alzando i toni dello scontro. Conte sa che questo resta il principale tema distintivo per il Movimento 5 stelle, rispetto al Pd, salito al 20,4 nell’ultimo sondaggio Swg, accorciando a meno di dieci punti la distanza da Fdi. Più del salario minimo, battaglia condivisa con le altre forze di opposizione. Basta mettere in fila le ultime mosse per capire la strategia.
La settimana scorsa Conte interviene sulle comunicazioni in aula della premier Meloni, in vista del Consiglio europeo, e attacca sulle forniture militari a Kiev. L’altro ieri i deputati 5 stelle presentano un ordine del giorno al decreto sull’accoglienza dei profughi ucraini, in cui si chiede di fermare l’invio di armi: richiesta bocciata dalla Camera, anche con i voti contrari del Pd. Ieri lo scontro durante il question time tra Conte e Crosetto. Dal quartiere generale M5s confermano la traiettoria: «Per noi è importante marcare questa distanza sulle armi».
Al Nazareno sono avvisati. Perché è chiaro che l’obiettivo è mettere in difficoltà, più che Meloni e il governo, Schlein e gli aspiranti alleati dem. I quali non hanno gradito quel passaggio in cui Conte, replicando a Crosetto, ha accusato il governo di essere «più che schierato con la Nato, “schienato”, al pari del precedente esecutivo, che abbiamo cercato di indirizzare in maniera diversa». Mentre il Pd, è il sottinteso, ha sempre sostenuto la linea del premier Draghi. Parlava a Crosetto, Conte, ma ce l’aveva con quelli che sostengono la scelta di continuare ad armare gli ucraini, stanziando risorse pubbliche, mentre «gli italiani vogliono investimenti nella sanità, nelle scuole, per i mutui».
Non è un caso che oltre a sferzare il governo, Conte dia una strattonata anche alla sua rivale Elly Schlein: «Un buon auspicio che Francesco Boccia parli di convergenze», dice acido il leader grillino in una conferenza stampa, riguardo la mano tesa offertagli dal nuovo capogruppo dem dalle colonne di questo giornale. «Spero che voglia spingere il suo gruppo verso la nostra linea: non aiutiamo l’Ucraina con una guerra di anni e il rischio di una deflagrazione atomica». Una linea che divide i due fronti come un fossato, anche se la segretaria batte sempre sul tavolo di trattativa per la pace che dovrebbe aprire l’Ue. «Basta sentire cosa ha detto Conte oggi sull’Ucraina», scuote la testa in Transatlantico un ex ministro dem per liquidare come irrealistico ciò che Boccia ha rimarcato su La Stampa a proposito di alleanze: e cioè che con «i 5stelle ci sono evidenti convergenze». Frase che ha gettato scompiglio nelle fila del Pd, dove i liberal e gli ex renziani non ne vogliono sapere di una simile prospettiva. Ma per non rovinarsi i rapporti con la nuova segretaria non escono in chiaro. Per loro però parlano ex compagni del Pd passati con Matteo Renzi a Italia Viva, come Raffaella Paita o Nicola Danti, che provocano i dem. «Quindi quando dice che preferisce il M5S al Terzo Polo, Boccia sottintende che sul sostegno all’Ucraina, sull’assistenzialismo, sull’Europa il Pd condivide l’impostazione del leader dei populisti Giuseppe Conte», dice l’eurodeputato Danti. Un attacco condiviso dai più europeisti tra i dem. Anche i big della sinistra dem, al riparo dell’anonimato ammettono che la frattura sull’Ucraina pesa assai nei rapporti con i 5stelle. —