IL DOCUMENTO HA AVUTO L’OK DELLA GIUNTA, ORA SARÀ VAGLIATO DAL MINISTERO. OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO: PROBLEMI IRRISOLTI

Emanuele Rossi
Il piano sociosanitario Toti-Gratarola è nero su bianco ed è stato approvato dalla giunta. C’è voluto parecchio più del previsto (era atteso in consiglio regionale a dicembre) e diverse limature. Ma ora il parere che conta è quello, atteso in trenta giorni, del ministero della Salute. Poi, il piano approderà in consiglio regionale dove le opposizioni sono pronte a dare battaglia e la maggioranza deve reggere le fibrillazioni interne dei singoli consiglieri.
Cinquanta deroghe richieste
Il piano disegna l’offerta e la strategia della Liguria sino al 2025. Tiene conto della riorganizzazione post pandemia disegnata dal ministero, con i corposi investimenti («I maggiori degli ultimi 40 anni», secondo Toti) su macchinari e strutture previste dal Pnrr: 11 Ospedali di comunità, 32 Case di comunità e16 centrali operative territoriali. Un disegno pensato per dare più centralità e capacità ai distretti sociosanitari, coinvolgendo medici di base e infermieri di comunità. Ma si occupa anche della rete degli ospedali, con la distribuzione dell’emergenza (dai punti di primo intervento ai Dea di II livello), dei reparti e dei punti nascita che tanto hanno fatto discutere. «Al ministero abbiamo chiesto una cinquantina di deroghe rispetto ai criteri standard», spiega Gratarola. Deroghe che vanno da realtà consolidate come la Chirurgia della mano di Savona a proposte come l’apertura 24 ore in estate dei punti di primo intervento di Albenga e Levanto. Capitolo ospedali: nessuno di quelli previsti, dall’ospedale di Erzelli al Felettino della Spezia al nuovo di Taggia sarà concluso entro il 2025. Intanto la Regione spinge sempre di più sulle «integrazioni funzionali» tra aziende, in particolare tra le Asl del ponente e tra Villa Scassi e San Martino. Significa condivisione di personale e gestioni unificate per non cancellare interi reparti “doppione” che altrimenti sarebbero considerati sovradimensionati per una realtà come quella ligure.
Altro tema spinoso, quella dei punti nascita, “risolta” con l’accorpamento tra Villa Scassi e l’Evangelico di Voltri che di fatto toglierà, progressivamente, i parti dall’ospedale del ponente, lasciando attività come la fecondazione in vitro, oltre a Ginecologia. In tutto saranno 9 i punti nascita, da Imperia alla Spezia.
Ambulanze “India” e 116117
Rispetto a quanto già anticipato, il documento reca anche qualche novità: ad esempio la presenza di tre basi per elisoccorso (quella nuova sarebbe a Luni, nello Spezzino) o l’introduzione del numero unico 116117 per le cure mediche non urgenti. Si tratta di un servizio telefonico gratuito, attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità. Nel ridisegno dell’emergenza invece, oltre all’annunciato accorpamento delle centrali 118 da cinque a tre (una al San Martino, una a levante e una a ponente) gioca un ruolo l’attivazione delle ambulanze con infermiere a bordo (MSAB, in gergo “India”), coordinate dal medico di centrale o dell’automedica con copertura su 12 ore e festivi. «Saranno ambulanze o automediche senza medico a bordo, che potranno garantire un’attività assistenziale più capillare sul territorio ligure caratterizzato da una particolare orografia, attraverso un coordinamento dei soccorsi sul luogo dell’evento, l’attribuzione del triage con attribuzione del codice colore, e stabilendo la destinazione dell’eventuale trasporto del paziente», spiegano Gratarola e il direttore generale di Alisa, Filippo Ansaldi.
I nodi: personale e polemiche
Il presidente Giovanni Toti non nasconde la difficoltà della sanità ligure: la programmazione deve fare i conti con la crescente mancanza di personale: «Tutti i piani sociosanitari delle Regioni dovranno essere poi integrati da poderose riforme governative circa la possibilità di utilizzare, ad esempio, infermieri dall’estero con i titoli di studio, di mobilitare il mondo medico e cambiare le regole di ingaggio sull’uso delle singole specialità e professioni incentivare le vocazioni, oggi francamente molto scarse su alcune aree. Altrimenti anche un’idea buona come le Case di comunità rischiano di trasformarsi in cattedrali nel deserto».
Non sono mancate le polemiche da parte dei partiti di minoranza: per Gianni Pastorino di Linea condivisa il piano nasconde la volontà di depotenziare la Asl 3 a favore del San Martino e le tensioni tra totiani e Fratelli d’Italia, mentre, per il Partito democratico, «dopo mesi di annunci e mancati confronti, il piano riparte dal fallimento di quello precedente, con il Felettino, annunciato nel 2016 e che forse vedrà la luce nel 2027 e il nodo irrisolto degli Erzelli, il cui futuro è tutto da scrivere». Polemica a cui la lista Toti replica: «L’unica evidenza delle note del Pd è la voglia di disfattismo e il tentativo di dimenticare il non fatto del lungo periodo di governo». —