IL SINDACO DOTTA: «SAREBBE IMMORALE AVER SPESO TANTI SOLDI PER UN IMMENSO CAMPO DESERTO»
mauro camoirano
cengio
Sito ex Acna: 24 anni di nulla. Era il 1998 quando la legge 426 inserì l’Acna di Cengio fra i siti di interesse nazionale ad elevato rischio ambientale; l’anno dopo lo stabilimento chiuse. Finora per la bonifica si sono spesi oltre 356 milioni di euro, più del doppio rispetto a quanto previsto dall’Accordo di programma del 2000 che ipotizzava 300 miliardi di vecchie lire. Ma dopo 24 anni dalla chiusura vera e propria, non si vedono prospettive concrete.
Dopo l’inconcludente esperienza di Cengio Sviluppo, società mista a guida Filse che, sul modello di quello che fece Cairo Reindustria con ben altri risultati sulle aree ex Agrimont di San Giuseppe, avrebbe dovuto promuovere la reindustrializzazione del sito, si sono susseguite girandole di proposte, alcune anche davvero poco credibili. Dal Piemonte si era ipotizzato un autodromo con 3 piste: la principale, per auto e moto, su una superficie totale di circa 244 mila metri quadri; la seconda su una superficie totale di 42 mila mq per kart e minimoto; la terza pista, composta da 5 tracciati, da utilizzare per scuole di guida sicura o i test. A cornice, strutture e servizi, come piscina, palestra di roccia, sala fitness e via dicendo. Poi, intorno al 2010, una società che vantava fondi sovrani che facevano capo a Singapore e Hong Kong aveva proposto di realizzare un mega impianto di combustibile vegetale, utilizzando paglia e scarti del mais. Investimento totale, compreso l’acquisto aree, completamento bonifica e realizzazione impianto, 200 milioni di euro con la creazione di 200 posti di lavoro. Altro sbuffo di fumo senza arrosto.
Bocciata sul nascere dall’opinione pubblica e dal versante piemontese l’idea, illustrata nel 2019 in un convegno a Cengio, della realizzazione di un impianto per il trattamento del Forsu per produrre bio olio da convertire poi in biocarburante. C’era stato quindi il sopralluogo della Commissione tecnica per la realizzazione del nuovo carcere, ma la tipologia di bonifica, e quindi di certificazione, non consentirebbe un uso residenziale del sito e quindi la presenza dei detenuti. In epoca più recente si era ipotizzato un impianto pilota per la produzione di idrogeno green, da realizzare al posto del depuratore biologico. C’era anche un ricco bando regionale, ma i tempi erano troppo stretti per coglierlo.
Insomma, finora il nulla. Commenta, il sindaco, Francesco Dotta: «Sarebbe immorale aver speso tanti denari, sicuramente in un intervento doveroso per risolvere la situazione ambientale, ma per avere alla fine solo un immenso campo deserto. E’ necessario rilanciare quel sito. Ma la verità è che la politica a livello regionale e nazionale non se ne è mai davvero interessata. Il futuro probabilmente dovrà passare da produzione di energia, vedi un mega impianto fotovoltaico nell’area dei lagoons, e dalla logistica, anche collegandosi allo sviluppo del porto Savona-Vado». —

