IL LEADER M5S APPROFITTA DELL’ASSENZA DI SCHLEIN E SI PRENDE LA SCENA COME CAPO DELL’OPPOSIZIONE “GOVERNO INADEGUATO, IO DA BRUXELLES HO PORTATO 209 MILIARDI, MELONI CI FA PERDERE I SOLDI DEL PNRR”

Niccolò Carratelli
Roma
Quando esce dall’aula di Montecitorio, Giuseppe Conte ha l’aria soddisfatta di chi è riuscito a riprendersi la scena. Il presidente del Movimento 5 stelle sapeva che il dibattito sulle comunicazioni di Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo, fosse l’occasione perfetta per riproporsi come primo oppositore della presidente del Consiglio. E, complice l’assenza della segretaria del Pd Elly Schlein, non se la lascia sfuggire. Come previsto, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni, il leader M5s attacca a testa bassa la premier e il governo, di cui denuncia la «grave inadeguatezza». Per la «superficialità» con cui ha affrontato la tragedia di Cutro. Per il «patriottismo d’accatto» mostrato in Europa, senza veri risultati nella gestione dei flussi migratori: «La dura realtà l’ha schiaffeggiata, con voi gli sbarchi sono triplicati». Per aver respinto il regolamento europeo sui figli delle coppie omogenitoriali: «Vi accanite sui bambini con la scusa dell’utero in affitto». La premier prima finge indifferenza, poi si agita sulla poltrona, reagisce platealmente in alcuni passaggi. Come quando il presidente 5 stelle torna su una frase pronunciata da lei al Senato, sul fatto che «preferirebbe dimettersi piuttosto che andare in Europa come ho fatto io. Ma io sono andato in Europa e ho riportato in Italia 209 miliardi – replica Conte – mentre lei non ha portato nulla e, in compenso, rischia di farci perdere i soldi del Pnrr».
Una risposta dovuta, ma in realtà, fanno notare dal Movimento, «l’attacco diretto di Meloni è positivo, perché legittima Conte come suo principale avversario». E viene sottolineata la scelta della premier di restare in Aula per ascoltare l’avvocato, ritardando il suo arrivo al Quirinale per il tradizionale pranzo con il presidente Mattarella, che precede ogni vertice europeo: «Un segno di rispetto». Il leader M5s non si fa pregare a interpretare il ruolo, affondando i colpi su quello che, al momento, è il terreno più adatto, perché è quello su cui è più in difficoltà Schlein: l’invio delle armi all’Ucraina. «Gli impegni per una de-escalation militare e una soluzione diplomatica verso la pace sono stati traditi – dice in aula – prima dal governo Draghi e ora dal suo, che del governo Draghi è solo una brutta copia». Poi sottolinea che le armi inviate a Kiev «da difensive sono diventate sempre più offensive» e ricorda a Meloni di aver detto che sulle armi «ci mette la faccia: è vero, ma è una faccia di bronzo». Non manca un appello a tutte le forze politiche a «non sostenere ulteriori forniture militari» e a «uscire dall’equivoco che questo sia il modo di arrivare alla pace». Dai banchi del Pd nessuna reazione e, d’altra parte, ciascuna forza di opposizione ha la sua risoluzione, con differenze sostanziali sul tema delle armi. La richiesta dem di votare per parti separate, consentendo così di fare fronte comune con i 5 stelle in alcune votazioni, non basta a nascondere le distanze. Che Conte, uscendo dall’aula diretto al ristorante interno a Montecitorio, non fa altro che sottolineare. Facendo riferimento anche all’astensione del Pd sulla mozione M5s legata al Qatargate, che impegnava i parlamentari italiani o membri del Governo a non prendere soldi da Stati stranieri. «Fate voi il bilancio – dice ai cronisti –. Se non c’è convergenza su questi punti, che sono per noi qualificanti, vuol dire che c’è ancora da lavorare».
Poi, parlando con la Stampa, ammette che l’incontro tra i leader dell’opposizione, proposto da Schlein dal palco del congresso Cgil, «non è in agenda, non c’è fretta, a me interessa la traiettoria politica di lungo periodo». Tradotto, la collaborazione con il Pd non è un’urgenza, tanto più con i sondaggi che danno i dem in netta risalita. Del resto, parlando con i suoi, Conte si è detto «sorpreso» per l’assenza in aula di Schlein: evidentemente, suggeriscono con malizia fonti del Movimento, «ha preferito evitare un dibattito per lei scomodo, visto che è costretta a tenere una posizione che non condivide fino in fondo». Per la cronaca, dallo staff della segretaria Pd motivano il forfait con la partenza (magari un po’anticipata) per Bruxelles, dove ieri sera ha incontrato gli europarlamentari dem e oggi parteciperà al vertice dei socialisti europei. Intanto, Conte si gode la ribalta e glissa sulla cena con Beppe Grillo di martedì sera: «Posso dire che non mi iscrivo alla sua Chiesa dell’Altrove, sono cattolico». —