MOVIMENTO 5 STELLE
Niccolò Carratelli
Roma
Giuseppe Conte è pronto al contrattacco. Il dibattito parlamentare sulla guerra in Ucraina è un’occasione per provare a mettere in difficoltà Elly Schlein. E ha tutta l’intenzione di volerla sfruttare: «Per quanto riguarda l’invio delle armi a Kiev, abbiamo già dato. Chiediamo all’Italia e al governo di assumersi la responsabilità di uno sforzo diplomatico – dice il presidente M5s – Mi auguro che il Pd, con il nuovo vertice, possa fare una scelta nella direzione che noi abbiamo già intrapreso». Parole che suonano come una sfida, più che come un sincero auspicio di convergenza. Del resto, negli ultimi 20 giorni, il leader del Movimento ha inevitabilmente subito l’onda d’urto provocata dall’arrivo di Elly Schlein alla guida del Pd. Si è visto superare, quanto ad applausi e selfie, al corteo antifascista di Firenze e al congresso della Cgil di Rimini. Ha dovuto lottare per non farsi strappare dalle mani la bandiera del salario minimo, che la segretaria dem ha subito provato a intestarsi. È stato costretto a rincorrere sulla battaglia per i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, cedendo a Schlein la piazza di Milano.
Ora l’ex premier ha l’opportunità di segnare un punto, mettendo in evidenza la posizione scomoda in cui si trova la leader dem sull’invio delle armi a Kiev: pur nutrendo dei dubbi a livello personale, infatti, non può permettersi di sconfessare la linea tenuta fin qui dal suo partito. Deludendo l’ampia galassia pacifista, che per Conte rappresenta un importante bacino elettorale. E così, oggi al Senato e domani alla Camera, quando la premier Giorgia Meloni farà le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo, i parlamentari 5 stelle non faranno sconti. Interverranno non solo per ribadire l’ormai nota posizione del Movimento, contrario a ulteriori forniture di armi agli ucraini, ma anche per marcare la distanza con il Pd su questo punto specifico. Peraltro difficile da nascondere, visto che la maggioranza di centrodestra presenterà una risoluzione unitaria, mentre le forze di opposizione depositeranno ciascuna un proprio documento di indirizzo, come sempre avvenuto finora. Inutile guardare alle convergenze sui migranti e sulla tragedia di Cutro, il nodo è l’Ucraina.
«Il loro testo sarà più simile a quello del Terzo polo che al nostro», prevedono fonti parlamentari 5 stelle, confermando che nella risoluzione M5s verrà esplicitata la richiesta di stop alle forniture militari all’Ucraina. E avvertendo che «l’eventuale strategia dem di far votare per parti separate», per favorire la condivisione almeno sulla richiesta di un maggiore sforzo diplomatico da parte dell’Unione europea, «non cambierebbe la sostanza». Né può funzionare l’omissione della parola “armi” dal testo della risoluzione Pd, parlando genericamente di «sostegno all’Ucraina» o «diritto all’autodifesa». Insomma, «il punto politico non può essere eluso»: Conte interverrà personalmente domani nell’aula di Montecitorio, in sede di dichiarazioni di voto, ed è probabile che, parlando di fronte a Schlein, metta il dito nella piaga. Rinnovi, cioè, l’invito al Pd a «scegliere una direzione diversa» sull’invio delle armi, ben sapendo che la segretaria non può farlo.
Il presidente M5s va all’attacco anche sulla presenza in Italia (tra la provincia di Latina e la Sardegna) di una ventina di militari ucraini, venuti per essere addestrati all’utilizzo del sistema antimissile Samp-T, che farà parte di una prossima fornitura a Kiev. «Si conferma un’escalation militare del conflitto e il ruolo sempre più attivo dell’Italia – avverte Conte – ci trascinano in guerra e questa non è la soluzione». —

