SAVONA. OLTRE ALL’EX DIRETTORE E AL CONSULENTE, ERANO COINVOLTI ALTRI QUATTRO IMPUTATI CHE HANNO PATTEGGIATO A FEBBRAIO

Giovanni Ciolina
Savona
Due rinvii a giudizio e due assoluzioni perché il fatto non costituisce reato. Si è conclusa così, davanti al giudice Emilio Fois, l’udienza preliminare sul crac di Ata registrato nel quinquennio 2011-2016
Sono state prosciolte Luisella Bergero, 50 anni e Maria Angela Palazzo, di 65, membri del collegio sindacale e revisori dal 2014 al 2016. Saranno invece processati Luca Pesce, 54 anni, direttore generale dal gennaio 2013 al novembre 2016 e Giancarlo Zanini, di 60, consulente amministrativo deputato alla redazione dei bilanci di Ata.
La prima puntata dell’udienza preliminare si era invece chiusa con i patteggiamenti dell’ex presidente del cda Sara Vaggi, del presidente del collegio sindacale Paolo Grondona e dei consiglieri Marco Ravera e Roberto Pizzorno. Diverse le imputazioni. Vaggi e Grondona avevano concordato rispettivamente una pena di 18 e 16 mesi per concorso in bancarotta fraudolenta da falso in bilancio, mentre Pizzorno e Ravera avevano patteggiato quattro mesi con la sospensione condizionale della pena e la non menzione. Ai due erano contestati la bancarotta semplice colposa. In parole semplici: non avevano vigilato sul comportamento degli altri consiglieri.
Il castello accusatorio, sostenuto dalla Procura, si fondava sui presunti falsi in bilancio in riferimento alle voci per la chiusura della discarica di Passeggi, di Cima Montà, del parcheggio di corso Colombo e i forni crematori. Secondo l’accusa contestata dal procuratore capo Ubaldo Pelosi, amministratori e sindaci non avrebbero portato i libri in tribunale di un’azienda (Ata) in difficoltà, come le voci debitorie avrebbero evidenziato dalla perizia del dottor Botta. Botta che aveva presentato una serie di conclusioni sui bilanci dell’azienda e aveva specificato che la situazione della stessa era già da molto tempo in predissesto avendo perso del capitale sociale già dal 2012. Ma una cosa è certa: «nessuno avrebbe sottratto soldi» è il commento degli investigatori.
Il procuratore della Repubblica Ubaldo Pelosi aveva chiesto nella scorsa udienza preliminare, il processo anche per Luisella Bergero e Angela Palazzo per aver «concorso ad aggravare il dissesto della società e soprattutto non valutavano l’adeguatezza dell’assetto organizzativo amministrativo e contabile». In sostanza l’accusa di bancarotta semplice per aver omesso di controllare l’operato degli amministratori. Ma il giudice dell’udienza preliminare Emilio Fois non ha accolto la richiesta del pubblico ministero e deciso il non luogo a procedere per le due imputate perché il fatto non costituisce reato. —