carlo bertini
roma
Elly Schlein, Carlo Calenda e Matteo Renzi si associano per la prima volta su una iniziativa comune in parlamento, Giuseppe Conte non risponde all’appello: il primo asse delle opposizioni è sul fronte dei migranti, (sul salario minimo Pd e M5S già litigano) ma a questo treno i 5 Stelle almeno per ora non si accodano, se pur sollecitati a farlo in via riservata.
Pd e Terzo Polo rispondono infatti all’esortazione del capo dello Stato a fare qualcosa di concreto rispetto alle politiche migratorie: e firmano la proposta di legge popolare, rilanciata da Riccardo Magi di +Europa, benedetta da associazioni come Arci, Acli e dalle imprese. «Una nuova legge per superare la Bossi-Fini – scrive Simona Bonafé del Pd in sintonia con la segretaria – e permettere al nostro Paese di avere nuove norme in grado di dotarsi di un sistema di ingressi legali per motivi di lavoro e a regolarizzare gli stranieri già presenti, a determinate condizioni, non è più rinviabile».
Schlein si scaglia contro Meloni, perché «il consiglio dei ministri a Cutro è una decisione tardiva dopo un silenzio colpevole e una assenza della premier». E firma insieme a Bonafé e Debora Serracchiani (Roberto Giachetti lo fa per il Terzo Polo) in Commissione Affari Costituzionali la legge di iniziativa popolare promossa con Emma Bonino nel 2017, che il Parlamento non ha mai preso in esame. Su insistenza delle opposizioni unite potrebbe però andare in aula nell’ambito della quota che spetta loro da regolamento.
Magi ne parla prima con Schlein, caldeggiando questo asse comune delle opposizioni, poi fa recapitare analoga richiesta a Conte, senza ricevere però risposta.
La proposta è forte: prevede una nuova fattispecie, il permesso di ingresso per cercare lavoro, rivoluzionaria rispetto al regime attuale e in grado di sanare «una schizofrenia» del nostro ordinamento. A fronte delle richieste delle imprese di manodopera, oggi infatti è vietato regolarizzare chi si trova nel nostro Paese, tranne le quote di migranti previsti dai decreti flussi, ultima quella per il lavoro domestico e quella stagionale per il lavoro agricolo.
La legge “Ero Straniero” invece introdurrebbe un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, il meccanismo dello sponsor previsto dalla legge Turco- Napolitano e la possibilità di regolarizzare gli stranieri che sono in Italia a certe condizioni: ovvero quando c’è un datore di lavoro pronto ad assumerli. Tutto ciò che oggi con la Bossi-Fini non è possibile.
«Il permesso per cercare lavoro, fisserebbe un meccanismo di incontro tra domanda e offerta, in quanto la Bossi-Fini – spiega Magi – non soddisfa la richiesta. Da una parte abbiamo gli stranieri irregolari che non riescono a regolarizzarsi, dall’altra un sistema produttivo che chiede più ingressi».
Sul piano politico, questa novità segna uno spartiacque tra prima e dopo l’elezione di Schlein: la scorsa legislatura, malgrado la condivisione di imprese e associazioni al progetto, neanche quando ci fu il “Conte due” con il Pd in maggioranza venne preso in esame. Forse ha pesato la ritrosia dei 5 Stelle sul tema, dopo che il governo giallo-verde del “Conte uno” aveva varato i decreti sicurezza; e anche la ritrosia del Pd su un tema sempre difficile da gestire per la sinistra. Oggi Elly Schlein prova a sanare questa ferita. —