IL PRESIDENTE M5S E LA SEGRETARIA DEL PD SARANNO ENTRAMBI SABATO A FIRENZE PER IL CORTEO ANTIFASCISTA DELLA SCUOLA
Niccolò Carratelli
Roma
Giuseppe Conte ed Elly Schlein si sono parlati al telefono ieri mattina. È stata la prima chiacchierata tra i due dopo l’elezione della nuova segretaria del Pd, visto che la notte delle primarie c’era stato solo uno scambio di messaggi. Sui contenuti della conversazione anche i rispettivi staff dicono di sapere poco, ma il dato politico è la riapertura di un canale di comunicazione, dopo il gelo che ha contraddistinto gli ultimi mesi tra il presidente M5s e l’ormai ex segretario Enrico Letta. In realtà, Conte e Schlein si sono sfiorati per tutto il giorno alla Camera: entrambi in Aula per la commemorazione dell’ambasciatore Luca Attanasio, poi uno dopo l’altra hanno partecipato al voto di fiducia sul decreto ex Ilva. Nessun contatto diretto in pubblico, rimandato a sabato, quando sfileranno nel corteo antifascista di Firenze, organizzato dai sindacati della scuola dopo l’aggressione squadrista davanti al liceo “Michelangiolo”.
Il rapporto personale tra i due già esiste ed è buono, ma questo non significa che siano pronti per impostare una collaborazione politica. La vicepresidente M5s del Senato, Mariolina Castellone, interpreta l’attendismo che si respira ai vertici del Movimento: «Vedremo alla prova dei fatti se si apriranno degli spazi per una maggiore convergenza sui nostri temi – dice – e se la nuova segretaria avrà il coraggio di dare un seguito alla domanda di cambiamento che l’ha eletta». Oggi, inevitabilmente, la questione sarà discussa durante la riunione del Consiglio nazionale, convocato da Conte all’ora di pranzo nella sede di via di Campo Marzio. «La sua vittoria non è un risultato indifferente – ammette Stefano Patuanelli, senatore e due volte ministro 5 stelle – abbiamo il problema di dare a questo Paese un’opposizione e un’alternativa. Il tema centrale non può essere la concorrenza fra noi, altrimenti questo governo rischia di durare non cinque ma quindici anni».
Un primo segnale di unità, chissà quanto legato all’effetto Schlein, si è registrato sulla richiesta di dimissioni nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: sul tavolo c’è la possibilità di presentare una mozione di sfiducia comune Pd-M5s, visto che dal Terzo polo sembrano più scettici sull’iniziativa. Un altro terreno di confronto agevole è quello sul salario minimo: proprio ieri, in commissione alla Camera, i 5 stelle hanno chiesto di calendarizzare la proposta di legge a prima firma Giuseppe Conte. Il punto, come confessano in privato alcuni deputati contiani, è il prezzo che si rischia di pagare per questa collaborazione: «È fisiologico che ora il Pd risalga nei sondaggi. Del resto, per noi l’effetto novità ormai è finito – è il ragionamento – ma prima di preoccuparci davvero, vediamo se Schlein riesce sul serio a imprimere il cambiamento che ha promesso». —

