
L’ex premier: “Enrico stappa champagne ma ha ben poco da festeggiare”
Altro che sorpasso sul Pd, altro che avvocato leader del centrosinistra. Alle sette della sera nella sede dei Cinque Stelle a Roma, a due passi dalla Camera, non si sa neppure se Giuseppe Conte parlerà. Perché nel Lazio dove doveva giocarsela voto a voto con il Pd il Movimento arranca al 9 per cento, più che doppiato dai dem, lontanissimo dal 15 per cento preso nelle Politiche. Per giunta il Polo progressista, lista di appoggio con dentro Sinistra italiana e l’associazione Comitato 2050, se ne sta appena sopra l’1 per cento.
E c’è pure il naufragio in Lombardia, con i grillini sotto il 5 per cento, anche se da quelle parti non può essere una sorpresa. “È stato un risultato assolutamente non soddisfacente, ma il Pd che ci attacca ha ben poco da festeggiare” ammette e contesta Conte poco prima della 20 in una breve dichiarazione ai microfoni, senza la possibilità per i cronisti di porre domande. Poco prima di lui in sala stampa si era presentata la candidata del M5S alla Pisana, Donatella Bianchi. Pochi minuti per una frase che sembra un lapsus (“è stato un sacrificio”) e per sostenere che “è stata una campagna brevissima, troppo, per arrivare a tutti i cittadini che non sono andati a votare”. Ma lei, Bianchi, rimarrà in Regione da consigliera o tornerà alla Rai? “Non dico nulla per scaramanzia” schiva la conduttrice di Linea Blu. Da fuori, i tweet di Enrico Letta e Andrea Orlando che celebrano “le Opa fallite sul Pd”. Bianchi dribbla ancora: “Chiedete ai vertici”. Cioè a Conte, che se la prende con il segretario dem: “Il redivivo Letta sembra stappare champagne, ma dopo dieci anni in cui hanno governato hanno riconsegnato la Regione alle destre. Contenti loro”. Però è un fatto che l’operazione sorpasso ha sbattuto contro i numeri. Ma il leader del M5S non si sente in colpa: “I risultati dicono che i cartelli elettorali non ci avrebbero portato da nessuna parte. Abbiamo costruito un laboratorio progressista, in cui siamo stati costretti dalle scelte del Pd”. Per gli ex alleati ha solo sillabe secche: “Nel Pd si concentrano sulle nostre perfomance, suonano le campane a morto per il M5S, ma ci andrei cauto: i sondaggi di stasera danno il Movimento in crescita a livello nazionale. Quelli in Lazio e in Lombardia sono risultati circoscritti”. Ma perché non avete agguantato neppure la doppia cifra? “Non siamo radicati sui territori – prova a spiegare – per questo da domani (oggi, ndr) avremo i coordinatori territoriali”.
È la lista di cui aveva scritto settimane fa il Fatto. Conte la calerà anche come un segnale per ripartire. Attorno a lui, big e ufficiali escono sorridendo, senza rispondere ai cronisti. Sciamano via anche Stefano Fassina e Alfonso Pecoraro Scanio. Per l’era progressista bisognerà attendere ancora.
