LA PROTESTA DEL SINDACATO DEGLI ANESTESISTI CONTRO LE MAXI-DIARIE DA PAGARE AI CONTRATTISTI PRIOLI, ASL: CENTO EURO OMNICOMPRENSIVI NON GARANTISCONO LE STESSE TUTELE DEI DIPENDENTI

il caso
Cento euro l’ora per lavorare come medico anestesista a partita iva negli ospedali San Paolo o Santa Corona. Ha suscitato un polverone l’avviso pubblico indetto dall’Asl Savonese per reclutare medici esterni (il bando è aperto anche ai pensionati), pronti a indossare il camice per 12 mesi e aiutare l’azienda a far fronte alla carenza cronica di specialisti. I problemi sono più di uno, ma quel che salta all’occhio è l’aspetto economico: mentre i medici a partita iva potranno guadagnare cento l’euro, (da bando si evince che l’incarico avrà una durata di 12 mesi, con un impegno massimo di 38 ore settimanali e un compenso lordo omnicomprensivo di cento euro l’ora) i gettoni ai colleghi dipendenti dall’Asl vengono pagati “solo” 60 euro l’ora.
Il caso oggi investe il dipartimento di emergenza e urgenza savonese, ma poteva trattarsi di altro: lo scorso anno, in piena emergenza Covid, bandi simili e con la stessa retribuzione oraria erano stati emessi in tutte le Asl per reclutare ginecologi e pediatri, medici del pronto soccorso. Di recente la stessa operazione è stata avviata dall’Asl 1 Imperiese, che per cento euro l’ora cerca medici del pronto soccorso.
A fare chiarezza è il direttore generale dell’Asl, Marco Damonte Prioli: «Sono il primo a essere d’accordo che alcuni settori dell’azienda e alcune professionalità dovrebbero essere adeguatamente remunerate. Questa scelta però non spetta a un direttore generale, ma bisogna combattere una battaglia al Ministero. Parliamo comunque di 100 euro omnicomprensivi, ma a fronte di un contratto a partita iva, che non è equiparabile ai dipendenti, perché non garantisce le stesse tutele». Di fatto la situazione ha creato non pochi mal di pancia. Ma, se tra i corridoi degli ospedali savonesi le bocche restano ben cucite, in prima linea c’è l’Aaroi, associazione dei medici anestesisti e rianimatori ospedalieri italiani. «Il bando dell’Asl savonese è solo l’ultimo in ordine di tempo, ma la situazione è grave e diffusa in gran parte degli ospedali liguri – interviene Maria Luisa Pollarolo, presidentessa della sezione ligure – Stanno cercando di mettere regole per farci lavorare sempre di più, pagandoci sempre meno. Un esempio: noi abbiamo un orario flessibile da contratto, vuol dire che lo adattiamo alle esigenze di servizio. Ma ora stanno cercando di bloccarci con orari fissi, perché non vogliono pagare i gettoni a chi già lavora dentro gli ospedali. Poi però si vanno a pagare 100 euro l’ora ai contrattisti che vengono da fuori. Vorrei sapere che differenza c’è tra pagare un contrattista o dare un incentivo economico a noi, che siamo già disponibili a fare turni aggiuntivi e ogni giorno garantiamo un ottimo servizio? Poi non si stupiscano se gli specialisti scappano dal pubblico e vanno a lavorare a gettone o nel privato: c’è bisogno da tutte le parti, un giovane sceglie e difficilmente opta per il pubblico a queste condizioni». —